di Luciano Tempestini
giugno 2017
La storia del ciclismo, ricorda il decennio dal 1960 al 1970, come uno dei più prolifici periodi di campioni stranieri di tale sport, assieme al doloroso lutto per noi italiani del campionissimo Fausto Coppi, dovuto ad una banale febbre contratta in una battuta di caccia in Africa, il 2 Gennaio 1960. In quell’anno si presentava alla ribalta del suo primo giro d’Italia, un certo Jacques Anquetil. La tragica fine di Coppi, con l’apparizione del campione francese dominatore dei giri d’Italia e Tour de Francia, fece sì che la nostra opinione pubblica si staccasse dal grande ciclismo, senza dimenticare atleti come il nostro Gastone Nencini, Defilippis, Pambianco e tanti altri. Nel 1965 un certo Van Looy, atleta Belga, dominava principalmente le gare in linea, relegando gli avversari molto spesso a comprimari; sempre in quell’anno debuttava nella sua squadra come gregario, un certo Eddy Merchy.
Qui da noi, in quel di Quarrata nella frazione di Olmi-Vignole, un giovane Loris Vignolini iniziava a gareggiare nel ciclismo nella categoria Uisp, cimentandosi con atleti più anziani e scaltri, imparando da loro a destreggiarsi sulla sua due ruote. Vincendo la sua prima gara nella sua frazione di Olmi, organizzata dai tanti amici e principalmente da suo cognato Solero Bechi. Loris nel 1967 esordì tra i dilettanti con la maglia dell’Ucip Jolo S. Andrea, vincendo in tale categoria la sua prima gara, in quel di Prato, nel classico circuito d’apertura il Gran Premio del Pantano, bruciando allo sprint finale il corridore locale Giancarlo Tartoni. Con lui gareggiava nella stessa squadra, un altro quarratino DOC, Fabrizio Fabbri. Come scriveva in quel periodo su Tuttosport il grande giornalista Gianpaolo Ormezzano, “Il disinteresse che sta aumentando nel nostro ciclismo professionistico, trova nel ciclismo minore la linfa per tornare di interesse Nazionale”; infatti stava nascendo nelle frazioni un sano campanilismo, portando sulle strade dove si cimentavano i ciclisti nostrani, innumerevoli persone.
Da noi a Quarrata, vi erano i ferrucciani tifosi di Fabrizio Fabbri, i vignolesi tifosi per Loris Vignolini. Loris nel biennio 1968-69, vestì i colori della gloriosa casacca bianco rossa del Bottegone, del presidente storico Sandrino Fedi, vincendo ben quindici gare. Tra le tante, una in particolare è ricordata dagli appassionati toscani, la classica di Mercatale Valdarno, perché per 38 anni dalla vittoria di Vignolini, nessun atleta toscano è riuscito a vincere su quel traguardo. Solo nel 2007, l’atleta Ginanni è riuscito a scrivere in quell’albo d’oro, un cognome toscano.
Comunque, quella fra Vignolini e Fabbri non era vera rivalità, ed ebbi la certezza di quanto asserisco vedendoli arrivare appaiati e sorridenti al traguardo nella gara Nazionale dilettanti G.P. Carteuropa di Marlia Lucca, avendo staccato tutti i migliori dilettanti Italiani di quel periodo. Nel 1970 per Vignolini si aprirono le porte del professionismo; il compianto Alfredo Martini, lo chiamò nella formazione professionistica da lui diretta, la Ferretti di Capannori Pisa, debuttando in quel mondo dove giganteggiavano Merchy, i fratelli Petterson, Gimondi, Motta, Bitossi e i Basso… questi i nomi che più ricordo. Nell’anno successivo passò alla formazione professionistica (tutta toscana!) della Magniflex di Prato, dei vari Vannucchi, Spinelli, Riccomi, Simonetti e Ravagli. Vignolini ha partecipato anche ad un Tour di Francia, ad un Giro di Svizzera, oltre a tante altre gare in linea.
Oggi Loris sta tagliando il traguardo dei suoi settant’anni, con una forma fisica smagliante da fare invidia a tanti giovani, sempre appassionato e grato al ciclismo dove lui ha dedicato tanto sudore e fatica, ma dal quale è stato ricambiato. Tanti Auguri Loris, per questo traguardo e per quelli che il percorso della vita ancora dovrà farti tagliare.