di Serena Michelozzi
dicembre 2017
Marco Ciccone è un ingegnere (classe 1982) molto intelligente e brillante negli studi. Tramite l’università collabora alla progettazione di ponti, poi si trasferisce un anno in Irlanda per seguire la costruzione di uno stadio. Grazie al suo talento arriva fino a New York, dove ottiene un bel lavoro, quello di “project manager” per Prada, cioè responsabile delle aperture dei nuovi punti vendita in America. Un giorno però decide di mollare tutto e di fare il giro del mondo, facendo esperienze e scrivendo on line il suo diario di viaggio, sulla pagina facebook “Discovering the Globe”. «La mia scelta di intraprendere questo viaggio non è stata improvvisa:» precisa Marco «era già da cinque anni che vivevo in America e dopo l’eccitazione iniziale della novità, qualcosa è cambiato. Dal punto di vista lavorativo mi sono trovato molto bene, solo che dal punto di vista personale mi sono invece accorto che purtroppo la realtà americana è troppo lontana da come siamo noi. Ho quindi maturato col tempo l’idea di tornare in Italia. Un sogno che però ho sempre avuto era appunto quello di scoprire culture diverse e fare il classico viaggio con lo zaino in spalla. Ho quindi deciso fra la conclusione dell’esperienza americana e quella di dover tornare in Italia, di prendermi il classico “anno sabbatico”».
Nel suo viaggio Ciccone è stato fuori per 9 mesi ed ha visitato ben 16 Paesi (21 includendo anche quelli dove ha fatto scalo o dove è rimasto per meno di un giorno), vivendo esperienze ed emozioni di tutti tipi. E’ partito dal Perù dove ha fatto volontariato per un mese in una struttura per bambini poveri, ove questi ultimi il pomeriggio si dedicavano a fare i compiti e si occupavano anche di attività musicali ed artistiche. Sempre in Perù ha sperimentato il trekking fino a Machu Picchu, dopodiché ha iniziato a muoversi per visitare anche gli altri paesi elencati nella sua c.d. bucket list, ossia lista dei desideri. E’ stato poi in Bolivia, dove ha passato l’ultimo dell’anno nel deserto boliviano di sale, poi in Cile, e da qui è sceso fino a raggiungere l’estrema punta meridionale della Patagonia, dove ha fatto un po’ di campeggio. Ha risalito l’Argentina passando da Buenos Aires, poi Uruguay e successivamente un mese in Brasile, sempre improvvisando le mete interne dei vari stati, le quali venivano via via scelte non seguendo ordinariamente le guide, bensì i consigli dei viaggiatori. «Non ho viaggiato da turista», ci spiega Marco «infatti ho cercato di evitare proprio i posti conquistati dal business del turismo; sono stato per lo più un viaggiatore nel vero senso del termine. Proprio per questo ciò che mi interessava maggiormente era entrare in contatto con le culture locali, per capire se vi fosse un minimo comune denominatore fra tutti i popoli… e questo collegamento è rappresentato proprio dai bambini».
Marco è stato inoltre per ben quattro settimane in India, dove ha assistito alla Festa dei colori, ricorrenza in cui, per un giorno, il divario fra le classi sociali viene completamente eliminato e la popolazione è un tutt’uno. Successivamente è stata la volta del Nepal, dove Ciccone si è dedicato alla meditazione ed al trekking sull’Himalaya. Da qui il nostro viaggiatore è stato poi in Birmania, Laos, Vietnam, Cambogia, Thailandia e infine in Indonesia. «Se qualcuno vuole cercare un’esperienza diversa dai posti turistici classici, consiglierei prima fra tutti la Birmania perché è sicura, autentica ed il viaggiatore è ben visto. Come bellezze naturali e come mare, prima fra tutte, l’Indonesia, evitando Bali che è troppo turistica. Come montagne il Nepal con l’Himalaya, e poi la Patagonia per la natura incontaminata» racconta Marco. Il nostro viaggiatore non ha mai avuto problemi di comunicazione con nessuna popolazione straniera, in quanto, se in alcuni paesi si parlava bene l’inglese, in altri, l’esprimersi a gesti, l’utilizzo di Google Translate, ma soprattutto la solidarietà e l’empatia degli abitanti, non hanno creato barriere comunicative. «Tanto più i posti erano poveri e tanto più le persone erano accoglienti» ci confessa Marco. Quest’ultimo ha stretto anche numerose amicizie, è stato accolto benevolmente in casa da famiglie conosciute sul momento… ed invitato addirittura ad un matrimonio! Ha alloggiato e sostato nei posti più disparati: ostelli, guest house, B&B, aeroporti, stazioni, tenda, barca, autobus, spiagge e rifugi di montagna. «Uno dei posti più belli in cui sono stato era una spiaggia in Cambogia; dovevo starci una notte, ma poi ci sono restato per ben sette notti. Un ragazzo vi aveva costruito un ostello in bambù, e vi si poteva arrivare solo camminando per 45 minuti nella giungla oppure via mare. Il posto, potete immaginarvi, era quindi un vero e proprio paradiso: la spiaggia era incontaminata e la notte il mare si illuminava grazie al riflesso del plancton» ricorda Ciccone.
Il viaggio intorno al mondo è stato per Marco un processo di maturazione continua: «Ho capito che viaggiando si impara a non avere aspettative, a cavarsela da soli, a condividere con persone conosciute sul momento, ad aiutare senza aspettarsi niente in cambio. Si apprende il valore dei soldi, a stare insieme a sé stessi (non si è mai soli) a prendere la strada giusta perché si sviluppa il sesto senso, quello dell’intuizione. Ad essere lontani da casa si capisce quanto è importante averne una, un nido dove tornare diversi e uguali al tempo stesso, più poveri ma anche più ricchi. Si impara che tutto ha un peso ma che non vi è una sola bilancia. Viaggiare in questi posti ti fa apprezzare maggiormente quello che possiedi. Inoltre, la cosa più bella non è solo viaggiare per vedere i luoghi, ma soprattutto conoscere la gente e condividere con essa le abitudini e le tradizioni della loro terra. Fra qualche tempo vorrei infatti ripartire ed andare in Africa» conclude Marco Ciccone.