di David Colzi
Anche a Quarrata è presente una comunità di Emmaus che pensa ai diseredati, agli ultimi rappresentanti di questa discutibile società. Sulle orme dell’Abate Pierre, la sede quarratina prese il via nel 1990 ed oggi è gestita da Marco e Lidia, due giovani che oltre a provvedere alla comunità, sono riusciti a formare una propria famiglia con tre figli.
Che cos’è la Comunità di Emmaus, da quanto tempo esiste e come si integra nel territorio quarratino?
Marco: La comunità di Emmaus è stata ufficialmente inaugurata nel giorno di Pasquetta del 1990, come tutte le Comunità di Emmaus d’Italia. Il nostro è un centro di accoglienza aperto a chiunque voglia condividere il nostro stile di vita piuttosto semplice. In genere le persone arrivano qui da noi dopo aver passato una serie interminabile di problemi nella propria vita, come la droga, l’alcol, oppure il carcere. Non siamo una comunità specializzata in una tipologia di persone, ma siamo aperti a tutti.
Come mai la scelta di fondare una Comunità Emmaus proprio nel quarratino?
M: Luigi Ginanni è stato il primo responsabile di questo centro, ed era un ragazzo di Quarrata che aveva incontrato Emmaus rimanendone affascinato. Così decise di fondare un centro Emmaus nella sua città con la collaborazione dei responsabili della comunità di Prato e delle suore di Iolo, proprietarie dell’immobile dove siamo ora che non utilizzavano. Così venne stipulato un contratto di comodato per poter iniziare la nostra attività sul territorio.
Qual è la “giornata tipo” in comunità? C’è del tempo libero?
M: In comunità lavoriamo otto ore al giorno per cinque giorni e mezzo la settimana. La giornata tipo è: alle 7 sveglia, 7 e 30 colazione, e dalle 8 a mezzogiorno si lavora. Dopo il pranzo si lavora dalle 2 alle 7, poi si cena. Il tempo libero è tutto ciò che avviene al di fuori dell’orario di lavoro, cioè la domenica ed il lunedì mattina. In questi giorni ognuno può uscire liberamente al di fuori della comunità. Bisogna però dire che il nostro centro è impostato come una famiglia, quindi oltre il lavoro ci sono dei turni a rotazione di pulizia della casa, di cucina la domenica e poi per lavare i piatti la sera. In pratica tutte quelle cose che si fanno normalmente in una casa.
Parlateci un po’ del Mercatino di Emmaus: come è organizzato e da chi è rifornito?
M: Essendo presenti a Quarrata da diversi anni, siamo abbastanza conosciuti in tutta la provincia, per questo le persone ci telefonano molto spesso per andare a ritirare vecchi mobili, oggettistica varia, elettrodomestici, divani ecc, cioè tutta roba che la gente butta via, oppure dona alla comunità. Noi fissiamo sette-otto indirizzi al giorno, e tre persone con il camion vanno a ritirare questo materiale che poi viene smistato a seconda di quello che si può fare. Le cose migliori vengono messe in vendita nel nostro mercatino il mercoledì ed il sabato, ovviamente parte del materiale è da rottamare. Questo tipo di attività ci dà la possibilità di finanziare tutte le spese, perché noi siamo assolutamente autonomi economicamente.
In che rapporto sta la Comunità di Emmaus con la fede?
M: Seguendo l’insegnamento del nostro fondatore Pierre, che non dava importanza a questo aspetto, anche qui da noi ognuno ha il proprio rapporto con la fede. Non ci sono dei momenti di confronto su questi temi (qui abbiamo ospiti di tutte le religioni). Diciamo che c’è una forma di rispetto reciproco.
Lidia: …Concordo. La nostra famiglia é credente, ma sia noi che i nostri ospiti coltiviamo la fede al di fuori di queste mura.
Come si integra la vostra vita personale di coppia con tre figli con la comunità?
M: Io sono responsabile di questa comunità dal 1995, però ho deciso di trasferirmi a vivere qui nell’agosto del ‘98, ed è stata una scelta ponderata, perché sia io che mia moglie eravamo consapevoli che ci sarebbe stato un coinvolgimento maggiore sia di noi che dei nostri figli. Certamente ha influito molto il fatto che in questa proprietà ci siano due case separate; la casa grande è per l’accoglienza e la casa più piccola è per noi per cui pur essendo dentro la comunità, abbiamo dei nostri spazi per vivere in famiglia. Per esempio a pranzo mangiamo insieme ai nostri ospiti ed a cena rimaniamo solo in famiglia. Ovviamente i nostri bambini sono piccoli, quindi non gli si può chiedere di condividere il nostro stile di vita, quando cresceranno si vedrà…
L: Diciamo che si cerca di offrire una vita normale ai nostri figli, con la scuola, gli amici, gli hobbyes ecc… Certamente ogni tanto vedono tutto questo via vai di persone… Io credo che sia anche un modo per ampliare il loro modo di vivere, considerandoci come una famiglia allargata. Se ci saranno problemi con questo stile di vita lo valuteremo poi, soprattutto quando saranno più grandi di adesso, che sono in età scolare.
M: La filosofia di Emmaus è proprio quella di non fare qualcosa per i bisognosi a distanza, ma di cercare di vivere insieme a loro, nei gesti quotidiani. Come tipologia di ospiti adesso abbiamo chi ha problemi con alcol, c’è qualche straniero che non è riuscito a trovare lavoro in Italia, qualcuno che ha problemi mentali; oppure abbiamo anziani che ormai è tanti anni che vivono qui con noi, come un signore che è nostro ospite dal 1991 e finché non troveremo una struttura pronta ad accoglierlo rimarrà qui come “il nonno di casa”.
Questa pubblicazione si occupa di Quarrata, quindi vi chiedo, cosa rappresenta questa città per voi?
M: Quarrata è sicuramente una città in cui si può vivere bene, perché è piccola, e questo migliora sicuramente i rapporti umani. Per me è positivo il fatto che sia una città a misura di uomo. Il rovescio della medaglia può essere nel fatto che nelle piccole città come questa proliferano i luoghi comuni. Personalmente credo che dopo tanti anni abbiamo dimostrato alla comunità di Quarrata di essere persone perbene che cercano semplicemente di tendere una mano a chi ha bisogno. Quando qualcuno degli ospiti crea seri problemi, siamo i primi ad allontanarlo dalla comunità. Comunque non vivo questo come un problema eccessivo anche perché nella piccola frazione di Buriano, abbiamo ottimi rapporti con i vicini, quindi si vive sereni
L: Confermo quello che ha detto lui, anche i nostri figli si sono integrati bene nell’ambiente, con scuola e amici. Certamente il paese ti aiuta a vivere un po’ meglio rispetto alla grande città; mi immagino la comunità Emmaus di Roma, che forse avrà uno stile di vita diverso rispetto a noi. Io vengo da Poggio a Caiano, e mi sono ben integrata nel territorio.
Henri Antoine Groués (Lione, 5 agosto 1918 – Parigi, 22 gennaio 2007), detto Abbé Pierre (abate Pierre), prete cattolico francese, partigiano, uomo politico, nel 1949 fonda i Compagnons d’Emmaus, un’organizzazione dedita all’aiuto dei poveri e dei rifugiati, ispirato dai discepoli che nel villaggio di Emmaus, in Palestina, riconoscono in un viandante Gesù risorto (Luca, 24)