di Massimo Cappelli
settembre 2017
A Quarrata, la casata Mantellassi è legata a molti imprenditori di successo, che hanno diretto e dirigono ancora oggi aziende importanti. Tuttavia il destino è stato molto crudele nei confronti di questa famiglia che negli anni ha avuto molti lutti, quasi tutti avvenuti in maniera prematura, violenta e improvvisa. Oggi NoiDiQua vuole ricordare Marco Mantellassi, una bella persona, che nella seconda metà del secolo scorso, nonostante fosse ancora molto giovane, era già diventato un brillante imprenditore. Purtroppo Marco è scomparso nel 1973, a soli ventotto anni in un incidente di caccia.
Nacque nel luglio del 1945, era l’ultimo di cinque fratelli, che dopo la guerra rimasero solo in tre: due sorelle morirono da piccole, Marta e Carla, quest’ultima gemella di Sonia (unica rimasta). Marco, all’età di quindici anni fu costretto ad abbandonare gli studi per portare avanti, insieme al fratello maggiore Carlo, l’attività di famiglia, dopo la scomparsa di Remo, il loro padre. Carlo si dedicò alla tappezzeria, che già allora contava un considerevole numero di dipendenti; lui invece portò avanti prevalentemente il commercio di legname, e questo avvenne, vista la giovane età, con la supervisione del fratello maggiore. Si trattava proprio della Mantellassi Legnami, sponsor della pallavolo femminile di Quarrata che abbiamo raccontato nel numero di marzo.
Marco dette vita anche a Mantellassi Casa, il grande showroom di arredamenti portato avanti ancora oggi da suo figlio Massimo (insieme nella foto di questo articolo). All’epoca fu una mossa all’avanguardia, per la scelta dello stile moderno “spinto”, per la ricerca del brand e dell’innovazione tecnologica sul prodotto. A testimoniare la sua visone innovativa e diversa dal solito, ne è conferma il design che scelse per la realizzazione esterna dell’edificio.
Fin da piccolo, Marco dimostrava di avere un carattere irrequieto, vivace e scherzoso; questa sua “effervescenza”, con la maturità, formò la sua personalità regalandogli quel fascino e quel carisma, che nella sua breve vita gli furono indubbiamente utili in ogni approccio, sul piano professionale, relazionale e anche sentimentale; proprio come quella sera, a quella festa, dove incontrò Daniela, la donna della sua vita. Nel 1968, mentre gli affari andavano a gonfie vele, a soli ventitré anni, Marco sposò Daniela e dal matrimonio nacquero due figli: Massimo nel 1970 e Roberto nel 1971. Erano i tempi che lo si poteva incontrare al bar La Pineta a giocare a biliardo e a portare in giro gli amici, anche più giovani di lui e non patentati, con la sua fiammante Montreal Alfa Romeo.
Oltre alla famiglia e al lavoro, Marco aveva un’altra grande passione, la caccia, che condivideva con i suoi amici più cari, tra cui: Roberto (Pispola) Brunetti, Andrea Bresci, Vasco Gori e i Fratelli Cartei. Era sua consuetudine, quando andava a caccia, alzarsi presto la mattina e fare colazione dal Bianchi, l’attuale bar Grazia, proprio quello che fece quella funesta mattina autunnale di quando avvenne la disgrazia: era il 5 ottobre 1973. Uno come lui, nel fiore degli anni e con una posizione invidiabile, è normale che non debba mai pensare al peggio, forse fu per questo che inconsapevolmente volle sfidare la sorte non indossando il fucile a tracolla. Camminando fra i filari di vite, con in una mano la schiacciata e nell’altra il fucile scivolò, forse inciampando e accidentalmente partì un colpo. Quella fucilata a distanza ravvicinata gli fu fatale. Tutta la comunità quarratina fu molto scossa da questa grande tragedia e in molti si strinsero ai parenti, facendo sentire il proprio calore. Ma come accennavo prima, questo brutto evento non mise fine alle disgrazie della famiglia; infatti quattordici anni dopo, Roberto, il secondogenito di Marco e Daniela, trovò la morte in moto, a soli sedici anni scendendo da Tizzana. Qualche anno più tardi anche Carlo Mantellassi perse la vita in un incidente di auto, a causa dell’attraversamento di un cavallo lasciato in semi libertà.
Questo è un piccolo ricordo di un nostro grande concittadino che si sarebbe sicuramente meritato un libro, invece di due pagine sul nostro giornale. Tuttavia, credo che questo breve racconto susciterà in molti una reazione a catena fra ricordi ed emozioni, perché sono convinto che Marco Mantellassi, viva ancora oggi nel cuore e nei pensieri di chi lo ha conosciuto e amato.