di David Colzi
dicembre 2023
La rivista “La Pulce” è un mito per noi toscani, paragonabile solo al “Postalmarket”. Fondata nel 1979, per tanto tempo è stata un punto di riferimento per chi vendeva o comprava qualsiasi cosa, dai più piccoli oggetti della casa fino alle auto e non solo, in un momento storico dove c’erano internet o le app del cellulare, grazie alle quali oggi troviamo tutto con un click. Non è un caso quindi che persino “La Pulce” oggi operi quasi completamente on line. Tempi che cambiano. Leggendo sul suo sito la storia, si apprende che a fondarla fu l’imprenditore toscano, Andrea Ballini, ma quello che pochi sanno è che assieme a lui, in quella prima redazione, c’era anche un nostro concittadino, Marco Spinelli, che noi consideriamo a tutti gli effetti un co-fondatore. Lo abbiamo invitato in redazione farci raccontare la sua storia.
Marco è un signore di 82 anni, vivace e dinamico che per tutta la vita ha fatto l’impresario edile… e definire questo un mestiere di famiglia è riduttivo, poiché discende da una dinastia di muratori attivi a Firenze già prima della scoperta dell’America. Gli Spinelli sono originari di Carmignano, ma arrivarono a Casini di Quarrata prima della guerra, quando suo babbo Spedito si sposò con Eufrosina, di origine quarratina. E in quella frazione gli Spinelli hanno costruito tanto, cominciando da quasi tutte le case abbattute dai tedeschi in ritirata verso la Linea gotica, fino alla chiesa che fu edificata negli anni ’50, su terreni donati da possidenti terreni locali. A riguardo Marco ci rivela: «Nel progetto originale, ideato da un architetto di Roma, era previsto anche il campanile accanto alla chiesa, ma questo non si poteva realizzare per mancanza di fondi. La nostra ditta si propose di costruirlo gratuitamente, ma ci venne detto che non era giusto che un singolo si accollasse tutta quella spesa, quindi l’edificio venne completato così com’è ora». Sempre con schiettezza Marco ci confessa che però lui da giovane voleva fare tutt’altro, avendo studiato per “Computista commerciale”, e da ragazzo aprì addirittura uno studio di contabilità a Quarrata, con un parente di nome Alvaro. Lo studio associato esista ancora ed è portato avanti dalla figlia di Alvaro, Simona Spinelli. Invece Marco, venne richiamato dal babbo per dare una mano in ditta, fra ufficio e cantiere e ben presto si ritrovò a seguire le orme di Spedito. Negli anni ’60 fondò la sua prima ditta individuale, l’Edilmoderna, aiutato dai fratelli Stefano e Carlo. Con questa ha realizzato molti immobili a Quarrata e provincia, dando lavoro diretto ad una trentina di persone. Suo è il cosiddetto “palazzo Arlecchino” sul viale Adua di Pistoia, per tanti anni punto di riferimento logistico di quella parte della città; mentre nel nostro comune ricordiamo la mostra della Mobilmoderna.
Ma in tutto questo cosa c’entra “La Pulce”?
Marco ci dice che tutto iniziò negli anni ’70, quando entrò in società con due imprenditori di Incisa Valdarno: uno si chiamava Marcello Poneti, mentre l’altro era un giovanotto rampante pieno di intraprendenza, Mauro Ballini, all’epoca rappresentante edile. Inizialmente con loro due doveva solo costruire un immobile a Barba, ma in breve tempo la creatività imprenditoriale di Ballini prese il sopravvento diversificando gli investimenti. Così, nel 1975, Marco prese parte con i sue due soci all’acquisto delle frequenze per creare Radio Firenze Libera e nell’anno successivo contribuì alla nascita di TeleLibera Firenze, una delle prime reti private italiane, che riscosse molto successo, poi assorbita da Rete Quattro. «…E nel 1979 fu la volta de “La Pulce”, sempre su idea di Ballini» prosegue Marco. «Nella sua mente, questo doveva essere un giornale utile per pubblicizzare gli immobili da acquistare o vendere, che era poi il nostro settore, ma in poco tempo divenne qualcosa di più, ampliandosi nelle offerte. Ricordo che all’uscita del primo numero eravamo in tre: io, lui e Marcello».
Visto il rapido successo della rivista, perché ha mollato?
«Proprio perché stava diventando troppo impegnativa da gestire, soprattutto per me che volevo fare solo l’impresario edile; perciò vendetti le mie quote a loro e me ne andai per la mia strada».
Col senno di poi, si è pentito della scelta fatta?
«In effetti sì e non solo per “La Pulce”, ma anche perché persi di vista Ballini, che come imprenditore è stato un genio, pieno di intuito e iniziativa. Purtroppo se né andato via troppo presto nel 2000».
Ma Spinelli non si è perso d’animo e con l’aiuto dei suoi fratelli ha continuato a costruire in tutta la Toscana e non solo, vivendo in prima persona sia i momenti più floridi del mattone che quelli più difficili, ricevendo fra l’altro commesse prestigiose e attraversando anche i momenti più turbolenti della nostra politica nazionale, che in diverse occasioni hanno gettato nell’incertezza il settore. Oggi, nonostante sia nonno di tre nipoti, non ci pensa proprio a fare la vita da pensionato, ma offre la sua consulenza al figlio Fabio, agente immobiliare con studio a Prato. Invece gli altri due figli, Massimiliano e Cristiano, nella vita si occupano di tutt’altro.
Fra alti e bassi, lei non ha mai perso il suo ottimismo: qual è il suo segreto?
«La mia prima maestra è stata la mamma, che già in tempo di guerra insegnò a noi figli a non avere paura di niente e ad affrontare le difficoltà a testa alta. Poi la mia serenità è data dal fatto di essere una persona corretta: le dico in tutta onestà che nella mia vita imprenditoriale ho concluso affari vantaggiosi e altri molto meno, ma non ho mai avuto debiti con nessuno, e questo, oggi giorno, non mi pare poco» conclude sorridendo Marco Spinelli.