Non ci sono più le vacanze di una volta

Non ci sono più le vacanze di una volta

di Massimo Cappelli

settembre 2013

… O non siamo più noi quelli di una volta? Di quando la scuola finiva verso fine giugno e riprendeva, sempre e solo, il primo di ottobre, nel giorno di San Remigio, tant’è che i bambini delle prime elementari venivano chiamati “remigini”. Di quando, calzando i mitici sandali con “gli occhi”, e scambiando casa nostra per un bed and breakfast, partivamo la mattina, dopo colazione, e ritornavamo al tramonto, andando raminghi per i campi a caccia di ramarri, di lucertole o di povere cicale da torturare. Di quando con un pallone di cuoio sgonfio, e sbucciato quasi al pari delle nostre ginocchia, improvvisavamo partite di calcio, a volte anche in venti per squadra, in piazza della Chiesa o al “campino del proposto” sognando di diventare, un giorno, come Mazzola, come Rivera, o Boninsegna. Di quando si giocava a figurini o a bocchi nei giardini di Piazza Risorgimento e poi, stanchi di giocare, si andava a bussare ripetutamente all’uscio di Morello, e nascosti dietro la fontana di Piazza della Vittoria, osservavamo e ridevamo della sua rabbia furiosa. Di quando, non avendo provato altri tipi di spasso, si credeva che la più grossa goduria al mondo fosse quella di infilarsi le dita nel naso, qualche anno più tardi si scoprivano altri sollazzi. Di quando credevamo che a Bottegone ci fosse un grande negozio, e che la Màgia fosse solo… una salita. Ecco, tutto questo si può ricondurre ad un solo termine, forse oggi troppo abusato in comunicazione e soprattutto in politica: Libertà.


Le nostre vacanze iniziavano così: naturalmente liberi e svincolati da ogni impegno, scaricati da ogni responsabilità, da regole o da orari. Erano altri tempi? Forse sì! C’era sempre una mamma o una nonna al nostro ritorno a casa, e c’era sempre, pronto nei paraggi, un buon nascondiglio da utilizzare se l’orario o lo stato in cui tornavamo non fossero stati graditi. Queste vacanze estive ci piacevano a tal punto che, se nel mese di agosto, per le ferie del babbo, ci portavano al mare a Viareggio, eravamo quasi dispiaciuti di lasciare a casa la nostra libertà.

Proviamo ora a fare un confronto con i nostri figli. La scuola termina a metà giugno e riprende a metà settembre, per cui il periodo di vacanze è più o meno lo stesso. Nella maggior parte delle famiglie lavorano entrambi i genitori e le case restano vuote, le campagne sono ormai lontane e non più accessibili e nella maggior parte dei casi, le regole vietano i giochi negli spazi condominiali, tantomeno nelle strade, nelle piazze o nei luoghi pubblici. Allora non resta che iscrivere i nostri figli ai Centri estivi, e meno male ci sono quelli: i Grest delle parrocchie o i centri privati, ma comunque sempre gestiti da personale qualificato e specializzato in pedagogia, che però impone ai gruppi, regole, impegni, responsabilità, orari o quant’altro possa contraddire il termine Libertà. Certo, dal punto di vista dei genitori meglio avere figli meno liberi all’aria aperta, che liberi, in casa, seduti davanti al televisore o ai videogiochi. Dunque non ci sono alternative, dobbiamo prendere atto che il mondo è cambiato: in meglio o in peggio? Lascio a voi il dilemma! Sta di fatto che i nostri figli, sarà difficile che sentano il canto dei grilli, che vedano le lucciole di notte, o che facciano volare una cicala, con una bandierina del Milan, della Juve o dell’Inter, attaccata ai margini di una pagliuzza e infilata nel didietro della stessa. Che malvagità! Però, lasciatemelo dire: Non ci sono più le vacanze di una volta!

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