di Carlo Rossetti
giugno 2018
Non ho l’età per amarti, cantava una giovane Gigliola Cinquetti ai microfoni della Rai, in un lontano Festival di S. Remo. Poi arrivò anche per lei il tempo di amare.
C’è un’altra categoria di donne che non ha più l’età per amare, non tanto perché non si agiti dentro la loro anima e i loro corpi imperiosi fremiti amorosi, ma perché dal punto di vista fisico presentano magagne, che non lasciano dubbi sui loro dati anagrafici. Specialmente il volto denuncia inesorabilmente questo decadimento, con afflosciamenti e rughe che si intrecciano. Un insieme di imperfezioni che tolgono bellezza e appetenza. Ma per fortuna le cose sono cambiate da quando la chirurgia ha preso in esame anche l’aspetto estetico della persona. Sono saltati fuori numerosi chirurghi plastici, che hanno dirottato il loro lavoro su tale disciplina, non per amore dell’estetica, ma perché un intervento al seno, da un punto di vista remunerativo, non può essere paragonato a un’ernia e a un’appendicite messe insieme. Ha avuto così inizio l’era del ritocco, e successivamente del ritocco sul ritocco. L’innalzamento delle sopracciglia, la riduzione della palpebra il rimodellamento delle labbra riescono a conferire alla paziente un viso completamente nuovo, levigato come una palla da biliardo, bello come una porcellana di Capodimonte. Spariscono rughe e inestetismi anche se molte volte l’eccesso cambia l’espressione del viso e gli conferisce un’altra identità. Grazie al botulino e all’acido ialuronico si ottengono così tante bambole di biscuit. La televisione ci propone ogni giorno volti riveduti e corretti che è inutile citare perché sotto gli occhi di tutti. Rimane il collo su cui è difficile intervenire, ma basta qualche accorgimento come un bel foulard firmato lasciato spumeggiante e collo in tirare come i cavalli in corsa. Se poi una donna ritiene di non avere più un petto eretto ma con le mammelle che riposano ormai esauste sull’ombelico, può ricorrere alle protesi e ridar loro dignità, fulgore e visibilità, che richiameranno sul proprio seno bello e imponente, sguardi concupiscenti di maschi arrapati. L’attenzione del chirurgo deve essere particolarmente concentrata sulle labbra, se si vuole evitare l’effetto “canotto”. Deve procedere con lo scrupolo di un gommista: “tante atmosfere sopra, tante sotto”. Perché il lavoro del chirurgo plastico è di particolare delicatezza e talvolta va al di là dei limiti che si prefigge, creando volti inespressivi e imbarazzanti. E visto che anche i maschietti ricorrono al bisturi, che dire del risultato finale ottenuto dal mago Silvan, l’unico che vogliamo citare che, così come è ora, sembra di pongo colorato, sì da ben figurare in un museo delle cere?
Dopo l’intervento la donna, ritrovata la bellezza d’un tempo, l’accresciuta autostima, può rimettersi in pista e ottenere consensi per la riacquistata seduzione. Comincerà così una nuova stagione dell’amore grazie allo spostamento fittizio delle lancette del tempo, e potrà assaporare nuove vibrazioni amorose, fino a quando i primi cedimenti facciali rifaranno la loro apparizione a ricordare che il tempo è scaduto. Cominceranno a muoversi gli zigomi insieme all’avvizzimento e le labbra, più volte rigonfiate come camere d’aria, non saranno più da baci appassionati, ma esprimeranno soltanto l’espressione di broncio. Nelle conversazioni la signora dovrà fare i conti con “l’effetto Berlusconi”, che consiste nell’uso di complicati movimenti facciali con escursioni delle mandibole da destra sinistra e viceversa, necessari per poter pronunciare le parole in maniera più chiara possibile a causa del tiraggio della massa facciale.
Ma per il momento non ci pensiamo. Cerchiamo di riappropriarci della bellezza perché dà felicità e baldanza e al resto ci penseremo dopo. Perché la bellezza s’addice all’amore. E allora, viva l’amore!