di Marco Bagnoli
marzo 2017
Paolino Goti si è dato molto da fare nel corso della sua vita, ma di sicuro tutti lo ricordano per la sua passione nel mettere i dischi: classe 1928 è infatti uno dei più longevi disk jockey d’Italia. Questo suo amore per la musica risale addirittura alla sua prima infanzia, in quella vasta campagna che era allora San Giusto, vicino Prato, quando introduceva le esibizioni serali dello zio Ermanno, detto Mannino, fisarmonicista. Nel frattempo la vita nella grande aia di casa si arricchisce dei primi lavoretti, fino ai primi contatti con gli stanzoni dei telai, o coi telai delle biciclette, che impara a riparare aiutato dal fratello Rolando, e che inizia anche a rivendere. Tiene anche dei telai suoi, fino al 1980, quando cessa l’attività di torcitore e passa al trasporto merci su camion; a questo punto prende casa a Montemagno.
All’indomani della guerra Paolino vede la crisi per il mercato delle biciclette, per via che riprese il servizio degli autobus, e inizia a fabbricare lanterne di metallo per gli stanzoni; lavora ancora nel comparto tessile ed è il 1953 quando inizia la sua decennale frequentazione della corale Guido Monaco di Prato. È questo il tempo del suo fidanzamento con la futura moglie Giuliana e l’inizio di quel percorso che lo renderà un cantante da matrimoni per oltre quarant’anni; è solo nel Duemila infatti che reputa le sue capacità un po’ appannate e meritorie ormai di un sacrosanto pensionamento. Sempre il Duemila è l’anno nel quale incide uno dei suoi svariati cd col “Panis Angelicus” di Mozart e l’“Ave Maria” di Schubert.
Nel corso degli anni si è avvicendato al microfono per conto di alcune radio come Radio Monsummano, Radio Montecatini e Emme radio di Pistoia. Erano gli anni d’oro delle radio private e la gente telefonava assiduamente per dedicare le canzoni. Delle tante trasmissioni musicali ricorda con affetto l’Amico della notte. Scrive molto di sé e della sua terra, e racconta la sua storia in un libretto concluso nel 2008 che parla della sua vita dalla nascita al 2000, “La mia storia – dal 1929 al 2000”, gli anni duri dell’esistenza prima e dopo la guerra. Oltre alle fiere del bestiame di Quarrata, o in occasione della battitura del grano di Santonuovo, ci piace ricordarlo mettere i dischi con uno dei suoi buffi berrettini riflesso nel grande specchio d’acqua del al lago Inferno negli anni Novanta. La sua ultima stagione musicale risale al dicembre scorso, quando ha messo i dischi, a gratis, alla casa del popolo di Valenzatico, sebbene oltre al canonico liscio fosse richiesto anche tango e latino americano, per vedere di contentare giovani e vecchi. La passione per la musica l’ha trasmessa inevitabilmente alle giovani generazioni, e difatti i suoi nipoti, Giovanni, Alessia, Chiara e Francesco sono stati tutti, chi più chi meno, elementi attivi della banda di Quarrata.
E oggi? Ancora non può smetterla e non riesce a fare a meno di circondarsi di musica, rimanendo sempre pronto se qualcuno lo chiama per sentirlo mettere i dischi.