Paolo Toccafondi – Croce Rossa Italiana, Comitato Locale della Piana Pistoiese

Paolo Toccafondi – Croce Rossa Italiana, Comitato Locale della Piana Pistoiese

di David Colzi

dicembre 2008 

I quarratini sono una comunità generosa, sempre pronta ad adoperarsi per gli altri. La conferma arriva da Paolo Toccafondi, uno dei volontari più conosciuti di Quarrata, che ci ha raccontato com’è il mondo all’interno della Croce Rossa. Noidiqua, è andato ad intervistarlo, anche per raccogliere la sua testimonianza di militare che è stato nei luoghi martoriati dalla guerra, come l’Irak.

Chi è Paolo Toccafondi e come è arrivato alla Croce Rossa di Quarrata?

Sono un quarratino doc, in quanto nato, cresciuto e tutt’ora residente a Quarrata. Il mio arrivo alla Croce Rossa è avvenuto nel 1978, entrando come volontario dopo aver fatto esperienza negli Scout. Nel 1983 mi sono arruolato nel Corpo Militare Croce Rossa e dal 1984 sono in servizio permanente a Firenze. Negli anni ho preso parte anche alla VAB, Vigilanza Antincendi Boschivi, che qui da noi ha una sede molto efficiente sul territorio.

Quale è la storia locale di questa associazione?

La Croce Rossa a Quarrata nacque alla fine della seconda guerra mondiale, avendo a disposizione una sola ambulanza. La città fu dotata di questo presidio perché all’epoca non era poca cosa colmare i quindici chilometri che ci separano da Pistoia. Negli anni successivi venne nominata Croce Rossa Comitato Locale della Piana Pistoiese, abbracciando i territori di Agliana, Quarrata e Montale.

C’è partecipazione?

Si, molto volontariato, in particolare fra i giovani. Fattiva anche la collaborazione del comune; situazione ottimale per svolgere bene il nostro lavoro. Nel 2009 inaugureremo la nuova sede e anche questo si è potuto realizzare grazie alla collaborazione tra Croce Rossa ed amministrazione comunale. La nuova sede permetterà di potenziare i servizi che già eroghiamo e in più potremo attivare un ambulatorio, che per mancanza di spazi non siamo mai riusciti a realizzare. In questo nuovo edificio, presso l’area degli ex macelli, ci saranno anche gli uffici della COC, Centrale Operativa Comunale. Contiamo di entrare nella nuova sede entro primavera.

Chi sono i volontari della Croce Rossa?

Molti giovani, come ho detto, che si avvicinano a questo tipo di attività con dedizione. Le cose da fare sono sempre molte ed ognuno sceglie quella che più gli piace, oppure quella a cui ritiene di poter dare di più. Pensa, alcuni si occupano anche di truccare le persone quando facciamo le simulazioni di intervento, oppure fingono di essere la persona da salvare o da soccorrere. Questi addestramenti sono molto importanti perché aiutano i volontari a capire come ci si comporta in situazioni reali.

A proposito di situazioni reali, perché non ci parli delle tue missioni all’estero con la Croce Rossa Nazionale?

La Croce Rossa italiana è formata da varie sezioni che si occupano di diversi settori con personale volontario e non. Ci sono i volontari che si occupano del trasporto in ambulanza, la sezione femminile che si occupa soprattutto di assistenza sociale e raccolta fondi, i donatori di sangue ed il Corpo Militare Croce Rossa di cui faccio parte. Tra le varie funzioni di questo reparto, c’è quella di portare soccorso nelle zone di guerra anche a fianco dell’Esercito italiano: per questo sono stato a Nassyria e in Albania.

Cosa ti ha colpito di più dell’orrore della guerra?

La missione in Albania dopo la guerra nel Kosovo non fu un intervento in zona di guerra, ma di assistenza ad un campo profughi. Inoltre la missione era civile, forse ricorderai il nome dai giornali; si chiamava “Missione Arcobaleno” ed era l’anno 1998/99. In quel caso mi colpì molto l’orgoglio della popolazione “ferita” che voleva semplicemente tornare alle proprie case per riprendere una vita normale. La missione in Irak, cominciò per l’Italia nel 2003 e finì nel 2006: in quell’arco ti tempo ci stato ben cinque volte. La situazione era molto diversa dall’Albania, in quanto la guerra era appena terminata ed il paese era in tumulto, tanto che si parlava di guerra civile. La cosa che mi ricordo di più è il filo spinato e le barricate: ovunque andassi tutto era recintato. Questo ovviamente serviva a prevenire gli attentati, però ti faceva anche capire che la tensione era ancora alta. Emotivamente mi colpirono molto i bambini che si avvicinavano a noi chiedendo acqua potabile; la loro priorità non era il cellulare, il vestito nuovo o la macchina sportiva, ma sopravvivere. Certe esperienze ti cambiano per sempre e ti aiutano a vedere la vita sotto un’altra luce, insegnandoti ad apprezzare il paese in cui vivi, che se non altro non è in guerra.

La popolazione si fidava di voi?

La maggior parte della gente ci guardava con benevolenza, perché capiva che noi eravamo lì per portare aiuti umanitari. Certo, in Irak abbiamo subito attentati, tra cui quello tristemente noto al reparto dei carabinieri. Questa era un’altra differenza tra l’Albania e Nassyria: nel primo caso ci muovevamo liberamente sul territorio, mentre nel secondo avevamo la scorta armata dell’Esercito. Persino le nostre ambulanze erano parzialmente blindate.

Eri in Irak quando c’è stato l’attentato ai carabinieri nel 2003?

Sì, era la mia prima missione in quella zona. Mi trovavo fuori città in missione quando venni informato dell’attentato; rientrato a Nassyria aiutai i soccorritori che già erano sul posto. Purtroppo l’unica cosa che potemmo fare fu il recupero delle salme. La tragedia avvenne verso le dieci del mattino e solo verso le sette di sera riuscii a contattare i miei familiari a Quarrata, che si erano presi un bello spavento.

Ti riporto a Quarrata per l’ultima domanda: <<Questa pubblicazione si occupa di Quarrata; cosa rappresenta per te questa città?>>

Quarrata è un bel posto in cui vivere. Io lavoro a Firenze come Maresciallo della Croce Rossa, mentre nella sede quarratina faccio il volontario; molti dei miei colleghi mi hanno suggerito di trasferirmi più vicino al lavoro, magari proprio nel capoluogo toscano, ma io non ce la farei a stare lontano dalla città che mi ha dato i natali e che tutt’ora continua ad essere parte importante della mia vita. Poi i quarratini sono una popolazione molto attiva nel sociale, generosa; con i tempi che corrono non è così facile trovare una comunità come la nostra. (ride)

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