di Massimo Cappelli
settembre 2014
Passato oltre un anno dalla scomparsa di Pasquale, avvenuta nel mese di aprile 2013, mi sono deciso a scrivere questo piccolo ricordo di lui. Quando viene a mancare un amico, vengono in mente i ricordi più significativi vissuti insieme e impressi nella nostra memoria, ma chissà perché, io Pasquale me lo ricordo nel suo attrezzatissimo camion ristorante, fuori dai concerti, nei piazzali degli stadi e dei palasport, alle fiere più importanti, o alle grandi manifestazioni sportive. Quando sia pur raramente, ho frequentato qualcuno di questi luoghi, lui era sempre lì.
Era nato a Centola in provincia di Salerno nel 1956, ma quando aveva solo un anno, i suoi genitori, Michele e Italia, decisero di emigrare a Montevideo in Uruguay e Pasquale mosse i suoi primi passi sulla nave nella traversata. Si stabilirono definitivamente a Quarrata nel 1974; nel frattempo erano nate anche le sorelle Anna, Pina e Claudia. Anche questa volta compì “un passo” importante nel viaggio di ritorno: festeggiò il suo diciottesimo compleanno proprio in mezzo all’oceano. Non ci mise molto a far combriccola con noi giovani del posto, complice la sua simpatia, rafforzata dal suo accento sudamericano, che in sintonia col suo aspetto ricordavano vagamente il Che Guevara. Io avevo un paio di anni meno di lui ma frequentavamo più o meno gli stessi posti, soprattutto il Tamburo della Luna e i luoghi di ritrovo dentro e fuori Quarrata che raggiungevamo in moto. Poi arrivò Rosalba, il grande amore della sua vita; nacquero Michele e Giacomo, e di lì a poco iniziava anche il suo percorso professionale.
Nel 1985 si inventò il lavoro di ambulante “paninaro” (come lo chiamavamo noi) e comprò un piccolo furgoncino. Dal lunedì al sabato faceva il falegname, continuando a lavorare a cottimo dal Giacomelli, dove aveva iniziato già da dopo il militare, e la domenica andava a vendere panini a San Baronto. Alcune volte smontava alle cinque dalla falegnameria e andava a Firenze, posizionandosi fuori a qualche concerto. Ben presto il secondo lavoro diventò, a tutti gli effetti, una proficua professione. Viaggiava molto, partiva per fare un concerto a Torino poi da lì girava per eventi in tutta Italia stando via anche quindici giorni.
Nel 1990 il Comune di Firenze lo contattò per mettere il suo camion gastronomico fuori dalla piscina Bellariva. L’anno successivo fu costruito il bar all’interno e lo gestì per ben sei anni. Avendo dimostrato notevoli capacità, gli fu offerto di gestire anche il bar del Teatro Tenda di Firenze. Con la collaborazione prima di Rosalba e poi dei figli Michele e Giacomo, l’azienda di famiglia fu ingrandita e portata a conoscenza di tutta Italia soprattutto grazie alla scelta di aver creato un vero e proprio Ristorante Toscano Ambulante, non solo fuori dai concerti o ai gran premi di Formula Uno e di motociclismo, ma in spazi grandissimi all’interno delle fiere più importanti. Dopo la scomparsa di Pasquale, i figli Michele e Giacomo, continuano a portare avanti con successo il lavoro del loro babbo, hanno costituito una società dal nome “Ristorazione Toscana Eredi Cariello Pasquale”. Questa, credo sia la pura dimostrazione che non si vive e non si muore invano.
Ecco il mio piccolo ricordo di Pasquale Cariello, scritto con il prezioso aiuto di suo figlio Michele. Chi lo ha conosciuto probabilmente ce lo rivedrà, immaginandolo nel suo aspetto fiero, con il suo volto leale e il suo accento quarratino un po’… spagnoleggiante. Ciao amico mio, questo te lo dovevo.