Planters Punch

Planters Punch

di Marco Bagnoli

dicembre 2009

Che cosa si nasconda dietro questo nome loro non ce lo vogliono proprio dire. A parte questo i Planters Punch sono esattamente come li vedete: chiari e trasparenti. Quattro ragazzi quarratini come tanti, con la passione per la musica come tutti i loro coetanei, una passione che rafforza la loro amicizia e li fa guardare lontano. Anche perché qualche cosa da vedere, per loro, sembra stia già luccicando. Forse perché sono fortunati. Forse perché un giorno o l’altro il nostro Gabriele Bellini si trovava a passare proprio da quelle parti e allora magari un paio di dritte azzeccate non se l’è sentita di negargliele.

Comunque stiano veramente le cose, i Planters Punch, dopo circa tre anni di attività hanno raggiunto dei bei risultati. Certo, dei bei risultati, per una città come Quarrata che non  offre ai giovani uno spazio in cui suonare: <<prima c’erano quelle due sale prove al Palazzo della Civetta>>, dice Francesca, diciannove anni, basso elettrico e voce, <<ma adesso, che cosa resta?>> È lei che ha scritto i testi delle loro prime canzoni, quelle su cui stanno continuando a lavorare per riuscire a proporsi in pubblico con un repertorio tutto loro. È lei che dà voce alle sensazioni e alle emozioni del gruppo, in inglese, come di lingua inglese sono i loro gruppi di riferimento. È suonando i loro pezzi che i Planters si sono fatti le ossa da quel settembre del 2006, quando un po’ per scherzo hanno cominciato a suonare, fino ad oggi, che a vederli così li diresti tutti compagni di classe e invece non hanno nemmeno la stesa età. Maicol, il batterista,  ha sedici anni e come ci hanno insegnato altri prima di lui, il rock si suona meglio da ragazzo. Filippo, uno dei chitarristi ne ha ventuno e la barba che porta non li nasconde abbastanza. Loro non si fanno problemi, c’è una storia in giro che dice che i gruppi musicali rovinano le amicizie, quando sono formati da amici. E comunque ci penseremo anche noi a tenerli d’occhio. Passo passo si sono fatti il loro pezzo di strada, terzi classificati al concorso musicale del Fox Pub di Bonelle, poi primi al Music Up 2008, lo stesso anno della loro prima incisione in studio, “The Way”, un pezzo tutto loro. Oggi stanno stringendo i tempi per la realizzazione di un mini-album accurato, quello che nel settore viene chiamato demo e serve a dimostrare la stoffa che la band si è cucita addosso.

I Planters fanno bella musica?

<<Sì, facciamo bella musica>>, rispondono concordi alla ferale domanda.

Perché mai dovremmo venire a sentire suonare proprio voi?

<<Perchè noi siamo i primi a divertirci; poi il resto viene da sè>>.

Certo non tutte le serate fanno il pieno di pubblico… ma alla fine il mondo della musica resta sempre un posto bello grande dove sentirsi d’ingombro e poi chissà, magari qualcuno proprio quella sera che suonavano loro aveva altro da fare, oppure aveva da andare a letto presto perché la mattina c’è l’università. O magari qualcuno deve partire per la Spagna, come Simone, l’altro chitarrista, che si è giocato questa memorabile intervista.

Che altro dire?

<<Un grazie a Gabriele, questo si>>, dicono nuovamente in coro, il loro insegnante di basso e chitarra, un amico. Belle le foto, peccato un po’ basso il volume. Adesso, cari lettori, pensate con calma al significato del nome che si sono scelti. …Sennò la prossima volta ve lo dico io.

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