di Daniela Gori
marzo 2016
Una società podistica che si chiama “la Stanca”: sembra un controsenso, vero? Eppure questo nome ha un suo perché. A raccontarcelo è Quintilio Vannucchi, che nel 1976 a Valenzatico ha fondato questa associazione: «Tutta Valenzatico correva, a tutti piaceva l’attività podistica, a tutti, perfino al prete, il povero don Patrizio. C’era una squadra che veniva dall’Emilia che si chiamava “Fiacca e debolezza”. Allora noi per risposta si decise di darci il nome di “la Stanca”».
Questo episodio la dice lunga sulle motivazioni alla base di questo “ensemble” sportivo: il desiderio di aggregazione, la voglia di passare del tempo all’aria aperta, scherzando insieme, tra persone amiche. Ma non si creda per questo che i soci della “Stanca” facciano podismo per finta: gli iscritti, circa un centinaio, fanno dalle 50 alle 80 corse all’anno, su percorsi che vanno dai 5 ai 100 km. Lo stesso Quintilio è instancabile corridore da una vita, tra Passatore, Pistoia-Abetone, Strasimeno e maratone varie. «Se si cucissero tutte insieme le nostre gare, si farebbe più volte il giro del mondo!» dice Quintilio con orgoglio. E tra di loro ci sono atleti forti, come Giuliano Burchi e Samuele Cecchi che hanno vinto gare di tutto rispetto. Quest’anno ricorre il 40° dalla nascita ufficiale della associazione, ed è bello ricordare anche le persone che hanno contribuito a questo traguardo. «Innanzitutto la persona che è stata accanto a me fin dall’inizio, e che purtroppo adesso non c’è più: Gianfranco Risaliti, da tutti conosciuto come “Lo Sceriffo”. È stato un grande personaggio, così appassionato e attivo nell’associazione che ha lasciato un grande vuoto. Alla prima corsa dopo la sua morte, ci facemmo tutti la maglia con la stessa scritta: “lo Sceriffo corre con noi”». Continuando a rammentare si fanno altri nomi di podisti storici della Stanca, come Romano Melani e Renato Giovannetti. Adesso presidente dell’associazione è Maurizio Belli, Quintilio vicepresidente, poi ci sono i consiglieri, tra cui Antonio Rateni e Moreno Stefanini, il tesoriere è Carlo De Rosa. Non manca neppure il preparatore atletico, Stefano Di Stasi. Ogni lunedì sera, alle 21, al circolo di Valenzatico, tutti in riunione, per parlare di corse, di quelle che verranno e di quelle già fatte, di classifiche e di premi.
È con fiero orgoglio che Quintilio racconta di essere stato lui ad architettare la “Cinque frantoi”. «L’idea mi venne pensando alla “Cinque mulini”. All’epoca, negli anni ’70, pensai così a organizzare la Cinque frantoi. Al momento della raccolta delle olive, nella prima settimana di novembre, si faceva il percorso tutto sul Montalbano. Erano quasi 18 Km, addirittura al frantoio di Buriano si passava dall’interno, si entrava da una porta e si usciva dall’altra. Adesso è cambiato il percorso, sono circa16 km, e tutti quei frantoi non ci sono più. Ma è una corsa, la terza domenica di ottobre, che è una meraviglia, tutta fra gli ulivi, con il nostro paesaggio che in autunno è uno spettacolo. La luce, i colori del Montalbano, in quei giorni, mentre ci sono tutte le persone intorno agli alberi a raccogliere le olive, rendono la Cinque frantoi uno spettacolo, una gara apprezzata da chi viene da fuori Toscana, un modo anche per promuovere la bellezza del nostro territorio e un invito a salvaguardarlo».