di Giancarlo Zampini
E’ un piacere raccontare Ernesto Franchi, apprezzato artigiano tappezziere di Quarrata, che lavora da sempre assieme al fratello, Liberatore. Ci occupiamo di lui, non per consigliare agli amici di “Noi di qua” su come realizzare le tende di casa o rivestire un vecchio salotto, ma per esaltare la sua raccolta di vecchi attrezzi appartenuti al mondo contadino e dei mestieri.
Come è nata questa passione lo dice lo stesso Ernesto: «Avevo poco più di cinque anni, dice Ernesto, da quel momento ho iniziato a conservare tutti gli oggetti che possedevo, che mi avrebbero regalato, che trovavo, in seguito anche acquistato: non avrei mai immaginato che mezzo secolo dopo mi sarebbero serviti due garage, una rimessa nei pressi il mio laboratorio di tappezzeria ed altri spazi del mio appartamento, per conservare oltre 6.000 pezzi». Oggi Ernesto Franchi è conosciuto in tutta la Toscana come un grande raccoglitore di articoli (guai seri per chi lo definisce collezionista) che hanno fatto la storia dell’uomo: in questo, si è ispirato al grande Ettore Guatelli – numero uno al mondo – colui che è riuscito a mettere insieme oltre 60.000 oggetti di vita contadina e vecchi mestieri.
Come inizia la raccolta, lo dice ancora Ernesto: «Sono stato sempre attratto da tutto quello che appariva emarginato, messo da parte: in molti casi si trattava di attrezzi superati dalla tecnologia, diventati fuori moda». Era in uso in tutte le famiglie contadine, così come nei laboratori artigianali, di non disfarsi mai degli oggetti diventati vecchi: venivano accantonati, dimenticati, fino a quando l’usura del tempo non gli avesse consumati. In seguito Ernesto ha mostrato interesse anche per i tanti mercatini di antiquariato che settimanalmente si tengono in tutte le città toscane, ma «più per curiosità che per acquistare».
Proprio di tutto. Nel corso degli anni Ernesto ha raccolto attrezzi ed oggetti di uso quotidiano di tutti i tipi: zappe, vanghe, rastrelli, aratri, attrezzi da cantina, residui bellici, giocattoli, coltelli, forbici, scarpe, scatole, abbigliamento, pentole e articoli da cucina, foto, libri, scritti, lettere, disegni, ecc. Insomma, tutto quello che riguarda il passato contadino e gli antichi mestieri.
Il pezzo più vecchio ritrovato ad oggi? «Un paio di forbici da tessuto del 1500, dice Ernesto». Il pezzo più piccolo? «Il residuo di un proiettile recuperato all’interno di un tronco d’albero: non è escluso che la pianta abbia fatto da riparo ad una persona, così da salvargli la vita». Il pezzo più grande? «Un barroccio targato Quarrata n. 69». Il pezzo più amato? «La cassetta da chincagliere di Pio, mio padre».
L’incontro con Ettore Guatelli. Nel 1997 Ernesto Franchi si reca ad Ozzano Taro di Parma per incontrare Ettore Guatelli, il più grande raccoglitore al mondo di attrezzi agricoli e della civiltà dell’uomo: 60.000 sono i pezzi esposti nel museo recuperato da una vecchia cascina. «Andai da Guatelli assieme al Professore universitario, Paolo De Simonis, e Claudio Rosati, della Regione Toscana» dice Ernesto Franchi. «Rimanemmo anche a pranzo, privilegiato per essere stato due ore accanto ad Ettore, il mio mito. Ricordo un pranzo leggero: ero sempre a bocca aperta, ma per parlare, conoscere, imparare, non per mangiare. Sono tornato altre volte ad Ozzano Taro» dice ancora Ernesto, «assieme a Guatelli abbiamo allestito la stanza dedicata alle scarpe, una vera opera d’arte. Voglio svelare anche un segreto: Guatelli non ha mai dato un oggetto della sua raccolta a nessuno, al sottoscritto sì, gesto che ho ricambiato più volte».
Un museo a Quarrata. Dopo tante soluzioni ipotizzate, di recente è stata trovata la sede idonea e definitiva per accogliere tutta la merce che Ernesto ha recuperato: sarà la “Casa di Zela”, presso l’area protetta di interesse ambientale della Querciola. Da un anno sono iniziati i lavori di restauro, prossimi alla conclusione. Dice al riguardo Ernesto: «Mia intenzione è allestire un museo analogo a quello di Guatelli, con le dovute proporzioni si intende, dove è possibile toccare con mano i pezzi esposti, così da ammirarne le fattezze e sentirne gli odori. Inoltre il museo deve avere fra gli obiettivi principali quello dell’uso didattico, aperto alle scuole di tutta la Toscana».
Il Bosco delle cose. Tanta gente conosce Ernesto Franchi per avere visitato un paio di anni fa la mostra che allestì presso la tinaia di villa “la Magia”: una expo denominata, “Il Bosco delle Cose”.
Altri attraverso articoli giornalistici e pubblicazioni avendo lo stesso collaborato alla stesura di libri e testi dove si richiedeva una documentazione locale dei secoli scorsi. Fra le ultime collaborazioni quella per il libro “Quarrata, voci del passato”, storie, tradizioni e personaggi tra la fine dell’ottocento e la prima metà del novecento, scritto da Laura Caiani Giannini e Carlo Rossetti, pubblicato dalla “Banca di Credito Cooperativo di Vignole” in occasione dei festeggiamenti per il centenario.
Ernesto ringrazia. «Devo dire grazie a mia moglie Tiziana e Valentina mia figlia che mi sopportano da tanti anni: se ancora oggi posso coltivare la mia passione lo devo alle due donne che mi stanno vicino, con molta pazienza. La stessa di cui sono dotati i colleghi di laboratorio, compreso mio fratello Liberatore».
Un messaggio ai quarratini, e non solo: «Ho l’Abruzzo nel cuore, ma sono orgoglioso di fare parte della gente di “ Noi di qua”!»