Quarrata come Berlino – il punto di vista di un lettore

Quarrata come Berlino – il punto di vista di un lettore

di Daniele Abbruzzese

dicembre 2010

Mi sono trasferito a Berlino ormai da più di cinque anni, con la scusa di scrivere la mia tesi di laurea in estetica: avevo infatti scelto un argomento che mi obbligava a studiare su testi rintracciabili, almeno in parte, solo in Germania: l’architettura nazifascista. Lavorare a queste settecento pagine mi ha impegnato per più di tre anni, dopo i quali, come forse immaginavo dall’inizio, non sono tornato in Italia. Una volta discussa, alla facoltà di lettere di Firenze, la mia tesi, di cui sta per essere pubblicata una versione ridotta, mi sono messo alla ricerca di contatti per continuare i miei studi. Alcuni professori della Freie Universität di Berlino si sono mostrati da subito pronti a sostenermi nel mio lavoro, in cui sto cercando di proseguire il discorso della mia tesi, analizzando criticamente i fenomeni artistici degli ultimi cento anni.

Ma, visto che non si può vivere di sola filosofia, mi finanzio con le mie attività di traduttore ed interprete, oltre che con qualche lezione privata di italiano, francese e latino. Ho fondato da qualche anno, insieme a degli amici fidati, un’agenzia, la Xelawerk, che si occupa proprio di intermediazione culturale. Nel poco tempo libero continuo a dipingere, ed ho ormai sacrificato la mia passione per la musica: lo rimpiangono quelli che nella piana pistoiese mi conoscevano come chitarrista, ma se ne rallegrano i miei attuali vicini, viziati dalla quiete dei condomini di quassù.

Non molti anni fa, mi trovai a sentire una conferenza in piazza Agenore Fabbri, in cui la poetessa Patrizia Valduga paragonava Quarrata a Berlino, per le attività di ristrutturazione del centro urbano. L’accostamento, sul momento, mi terrorizzò: insomma, mi chiesi, sono scappato da una città di provincia per ritrovarmi in un posto che le assomiglia così tanto? Mi domandai cosa avesse in comune il fiore all’occhiello della nuova Berlino con il centro di Quarrata, cosa accomunasse il cuore inanimato di vetro, acciaio e cemento di Potsdamer Platz, su cui il nostro connazionale Renzo Piano, insieme ad altri, si è tanto indaffarato, con la ristrutturazione del centro di una città di provincia, che un ex-sindaco definì come uno dei luoghi più squallidi della Toscana. Eppure, forse qualcosa accomuna Quarrata a Berlino, mi sono detto a distanza di tempo. Quest’ansia di rinnovamento, dopo anni di decadenza, l’ansia di ristrutturare il centro urbano in un modo che sia gradevole per tutti, anche a costo di rinunciare alla memoria.

In fondo, non mi dispiace pensare che i grattacieli di Potsdamer Platz, la cementificazione di Alexanderplatz, l’ammodernamento degli ex quartieri popolari di Berlino Est, assomiglino in qualche modo a quello che è successo a Quarrata negli ultimi anni. Se paragono la Quarrata degli ultimi anni alla nuova Berlino, è la prima a vincere: nella vitalità, nei colori, nel gusto. Certo, molti interventi possono apparire dilettanteschi, sulle rive della Fermulla più che su quelle della Sprea. A conti fatti, però, si prova un sentimento piacevole passeggiando nella piazza Risorgimento popolata di gente, così come nel complesso della Civetta e del Gatto, o nell’ex Area Lenzi, un sentimento impossibile in Potsdamer Platz, a Berlin-Mitte, o in un qualsiasi altro luogo rimaneggiato dopo la caduta del Muro.

Nel centro di Quarrata gli spazi sono aperti a tutti, ai vandali, ai cittadini comuni, a quelli critici, ma anche agli esuli appassionati di architettura e di estetica, che provano anche un po’ di nostalgia per questi luoghi, come me. Sfido ogni turista quarratino a Berlino a dimostrarmi il contrario!

 

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