di Serena Michelozzi
marzo 2014
Il bullismo è una delle grandi piaghe della nostra società, sempre più diffuso tra i giovanissimi e anche tra i bambini della scuola elementare. Questo fenomeno manifesta difficoltà socio-relazionali sia dei “bulli” che cercano di prevalere sugli altri con la violenza fisica o verbale, umiliando e insultando i più deboli, ma anche delle “vittime” che per paura sono costretti a subire, emarginandosi sempre di più.
La causa che contribuisce a determinare questo fenomeno è da ricercarsi non solo nella personalità dei giovani bulli, ma anche nei modelli familiari a cui si ispirano, negli stereotipi imposti dai mass media, nella società di oggi troppo disattenta alle relazioni sociali; quella stessa società che è ormai troppo disattenta a quei “rapporti sociali”, se così si possono definire, che si instaurano tra i ragazzi a livello dei social networks. Il bullismo non solo è presente da ormai molto tempo in parecchi contesti sociali di vita reale, ma sta diventando un grave problema anche nei contesti virtuali: oggi la tecnologia offre un’ampia gamma di strumenti “high-tech” con cui i bulli possono mettere in atto la persecuzione nei confronti delle loro vittime, tutti dispositivi che si possono annoverare nel campo delle ICT (Information and Communication Technologies). E’ qui che il bullismo diventa “cyber bullismo” o bullismo elettronico. Alla base degli atti di cyber-bullismo vi è la trasmissione elettronica delle minacce, perpetrate in svariate forme: sms, e – mail, frasi intimidatorie inviate tramite chat o espresse nei blogs, diari virtuali in cui più persone possono interagire tra loro, scrivere commenti, e “postare” argomenti. Tale tipo di bullismo si sta espandendo sempre di più via web, contando infatti che oggi almeno un adolescente su tre vi è soggetto, e che sono circa 13 milioni i teenagers che si trovano nello stato di vittime (per la maggior parte ragazze). Il bullo in questo caso non è una presenza fisica, ma un “nickname”, una maschera virtuale che agisce e penetra anche oltre le mura domestiche, arrivando ad “aggredire” la vittima nella sfera più intima e privata, rendendola ancora più insicura e fragile. Rimane quindi la difficoltà per le autorità di rintracciare con sicurezza i bulli elettronici per poter dare tregua e protezione alle vittime.
Il bullismo è da combattere radicalmente per crescere in armonia con se stessi e con gli altri, rinforzando la stima che ognuno di noi deve avere, non solo verso se stesso, ma anche verso chi ci sta accanto affinché la cultura e le abitudini “collaborative” prendano il sopravvento sulla sopraffazione, sulla prepotenza e sulla violenza. Tutto ciò potrebbe essere possibile sensibilizzando ed educando i ragazzi fin da piccoli nei confronti del problema, proponendo già dai primi anni di scuola, nelle più svariate iniziative tale tema. Quarrata quest’anno, nella trentesima edizione del consueto svolgimento del concorso di poesia intitolato a Vivaldo Matteoni, chiamerà gli studenti che vi parteciperanno a riflettere appunto sul tema del bullismo. Solo se si riuscirà a superare questa piaga sociale si potrà sperare in una società migliore in cui prevalga la tolleranza verso la diversità.