di David Colzi
dicembre 2022
Sabato 15 ottobre, in un’aia di Caserana, c’è stato un compleanno speciale; quello di Rita Coppini nata nel 1922, alla cui festa non sono mancati neanche il sindaco Gabriele Romiti e il parroco di Vignole don Eusebio Farcas. Noi siamo andati a trovarla a festeggiamenti conclusi e abbiamo conosciuto una centenaria in gamba, con tanta voglia di conversare, pronta a ripercorrere con noi tutta la sua vita.
Nata il 12 ottobre a Ferruccia di Agliana in una famiglia di proprietari terrieri, Rita era la penultima di 5 figli. Lei ricorda ancora quando, da bambina, andava a ricamare dalle suore di Ferruccia, oppure quando, durante le processioni, entrava nella chiesetta di villa Baldi “a prendere la Messa” come si usava dire. Ma i ricordi più vividi di quella splendida dimora, sono legati al periodo della guerra, in particolar modo di quando il comando tedesco aveva piazzato dei soldati sulla torretta sopra il tetto, con l’ordine di sparare a chiunque non rispettasse il coprifuoco. Rita rammenta ancora quando un giovane che lei conosceva, Angiolino, venne raggiunto da una raffica di mitra, lasciando soli al mondo, la moglie e un figlioletto nato da poco. Seguendo il filo della sua memoria, Rita si ricorda anche di quando i nazisti minacciarono di portar via sua cognata, che abitava con loro. «Le dissero di dare il suo bambino che aveva in collo a mia mamma, perché lei li doveva seguire; era certamente un modo per convincere gli uomini nascosti nei dintorni a uscire allo scoperto e consegnarsi» ci dice. «Il mio povero babbo, che era al piano di sopra, non sapeva cosa fare, se scendere e farsi catturare, oppure rimanere su». Alla fine gli uomini restarono nascosti e per fortuna i soldati se ne andarono senza sequestrare nessuno. «Si viveva così, ogni giorno fra la vita e la morte; è stato tanto brutto».
Poi la guerra finì… «Sull’argine dell’Ombrone si vedeva, verso Vignole, la gente che festeggiava. Era tutto uno sventolare di bandiere sopra i camion in processione; tutti gridavano felici. In quei giorni tornò a casa anche mio fratello; era vestito con abiti di fortuna, probabilmente regalategli da qualcuno mentre viveva alla macchia, per non farsi arrestare». Ma la sua memoria è fatta anche di ricordi leggeri e felici, tipici della giovinezza. Con noi rammenta sorridendo di quando le ragazze come lei passavano in bicicletta dal vecchio ponte adiacente a Villa Baldi solo per farsi notare dai giovani che si fermavano lì, proprio per vederle passare: «Ne ha maritate tante questo ponte» sosteneva il vecchio fattore della villa.
A questo punto è la figlia maggiore Mila, a raccontarci un po’ della mamma, come quando la accompagnava da adolescente alla casa del popolo di Caserana, la domenica pomeriggio. D’altronde negli anni ’60 usava così, e i giovanotti che venivano a chiedere alle ragazze di ballare, dovevano passare al vaglio degli accompagnatori: «Ma la mamma è sempre stata una donna moderna e non si opponeva mai» dice sorridendo Mila. «Certamente ha solidi valori cristiani che ha trasmesso anche a noi figli, però già allora capiva che i tempi erano cambiati. E i giovani che si avvicinavano al nostro gruppo di ragazze, si fermavano volentieri a parlare con lei. Insomma, devo ammettere di non aver tribolato come tante mie compagne per avere un minimo di libertà e di questo gliene sono sempre stata grata».
Altra bella testimonianza arriva dal figlio minore Marco, lo scultore del ferro a cui noi abbiamo dedicato un articolo in passato: «La mamma ci portava ogni anno a Viareggio già nei primi anni ’60, perché da piccolo soffrivo di bronchite e l’aria di mare mi faceva bene. Questo non era scontato, visti i tempi e le possibilità economiche di allora».
Nella sua lunga vita, Rita Coppini ha lavorato in casa nel settore della maglieria per conto terzi, potendo contare anche sul sostegno del marito Turbilio, fratello di Mario Turi, il famoso maestro elementare, che ha istruito generazioni di quarratini. Adesso invece si dedica a tempo pieno al mestiere di nonna, e i nipoti certo non mancano, dato che ne ha quattro: Federica, Lorenzo, Elisa e Sabina. In più è bisnonna di Matilde, di dieci anni. Tutti le vogliono bene e lei non risparmia il suo amore per nessuno, come ha sempre fatto. Noi, prima di congedarci le chiediamo: Rita, adesso che è arrivata al traguardo dei cento anni, come si sente? «Bene, anzi benissimo!» ci dice lei con voce ferma e squillante. Non ci resta che aspettare il 12 ottobre 2023 per tornare a festeggiarla.