di David Colzi PH: Foto Olympia
marzo 2013
Siamo consapevoli del fatto che il sottotitolo dell’articolo lascerà perplessi alcuni lettori del nostro giornale. D’altronde noi diamo spesso risalto ad aziende con una storia di trenta, quarant’anni, oppure, come nel caso di Italgloves, approdati alla quarta generazione. Ma per quel che riguarda i locali notturni non è così facile trovarne uno che arriva direttamente dagli anni ’90, senza peraltro aver mai cambiato gestione. Ecco perché siamo andati a trovare il titolare Andrea Giuntini, che ha ripercorso con noi la storia del suo locale in riva al fiume.
Perché ha deciso di aprire un pub?
Il tutto è nato dalla mia passione per i locali e le birrerie. Il River Pub ha aperto i battenti il 7 marzo 1997 e all’epoca avevo solo ventidue anni, quindi conoscevo bene quel mondo; così assieme al mio ex socio Cristiano Capecchi, iniziammo questa avventura. Per me è stata anche una continuazione con l’attività di famiglia, dato che prima del pub qui c’era il ristorante-trattoria “Silvione” di mio padre Giordano, che ha chiuso nel ’95. E la sua esperienza ci è stata molto utile, infatti per i primi tempi mio padre veniva spesso a darci una mano, insegnandoci come si gestisce un locale.
Quanto è cambiato il River in sedici anni?
Tanto, perché inizialmente puntavamo molto sulla birra e avevamo pochi cocktail e panini. Nel tempo abbiamo ampliato l’offerta con una selezione di Rum e Whisky, aggiungendo poi la creperia, aumentando la quantità dei piatti offerti e specializzandoci in cocktail sempre più raffinati. Poi ci siamo attrezzati per avere uno spazio aperto con bancone per la bella stagione e abbiamo fatto vari interventi strutturali, tipo il nuovo bancone interno.
Come si spiega il fatto di avere uno dei pochi locali longevi della zona?
I clienti spesso mi dicono che si trovano bene al River perché c’è un ambiente familiare, e anch’io credo che questo sia il nostro punto di forza. Infatti conversiamo amichevolmente con tutti, anche con chi viene a trovarci per la prima volta, e tra un’ordinazione e l’altra c’è spazio per la battuta, la risata. Insomma, abbiamo cercato di portare la filosofia del bar di paese all’interno di un pub.
Una vostra particolarità è la musica dal vivo; non sono molti i pub che la propongono in maniera così assidua…
La musica dal vivo è una costante del nostro locale perché credo fermamente che sia una forma d’arte da preservare. Certamente oggi è più difficile da proporre, in quanto i costi sono aumentati e poi ci sono molte leggi che regolano, e limitano, la quantità di suono che può produrre un pub. Noi avevamo”i live” il giovedì e la domenica, ma oggi abbiamo tenuto solo quello di metà settimana come appuntamento fisso.
Cosa ha di speciale la ormai famosa “Festa di Carnevale del River”?
Abbiamo creato una vera e propria festa con tanto di elezione del miglior costume, e come premio diamo un soggiorno in una località turistica; questo lo facciamo in collaborazione con le agenzie di viaggi quarratine. Inizialmente i ragazzi venivano da noi in maschera solo per bere una birra, ma nel tempo è diventato un appuntamento fisso, come lo sta diventando quello di Halloween. Ovviamente durante queste feste anche noi dello staff ci mascheriamo, perché siamo i primi a divertirci!
Lei come vede i ragazzi di oggi?
Migliori, più educati. Magari colpiscono per le capigliature, i piercing e tutto il resto, ma non danno mai problemi. Quando abbiamo aperto i giovani erano meno tranquilli e i tavoli del locale ne sono una testimonianza diretta con le scritte e le incisioni. Oggi questo non si verifica più; negli ultimi anni gli episodi disdicevoli sono stati rarissimi.
E l’età della clientela è cambiata?
Indubbiamente è aumentata, contrariamente a quello che si può pensare. Quando aprimmo, i nostri clienti arrivano al massimo ai 30 anni di età, mentre oggi ci sono anche i quarantenni. D’estate ci sono molti più ragazzi giovani, ma comunque l’atmosfera è cambiata, forse perché siamo cresciuti noi. Poi negli anni si è raggiunta un’altra consapevolezza del pub, inteso come “bar notturno” dove si può andare la sera anche a metà settimana per bere una birra prima di andare a letto… che poi sarebbe la vera vocazione del pub, così come lo concepiscono gli inglesi.
A proposito di età: lei non è un po’ “grandicello” per fare tutte le sere le ore piccole al pub?
(sorride) Beh, ho 39 anni quindi sono al limite! E’ grazie a mia moglie Sandra se riesco a continuare questo lavoro con serenità. La mia vita oggi è ancora più densa di impegni rispetto a quando ho aperto nel ’97 perché sono padre di due bimbi, Tommaso di nove anni e Ginevra di quasi due, quindi la mattina mi devo alzare presto per fare “il babbo” ed è bellissimo! A proposito di famiglia, non posso che ringraziare i ragazzi che oggi lavorano per me, cioè Amedeo Tesi, Federico Rafanelli, Sara Vannucci e Paola Cappucci. Infine vorrei ringraziare anche il mio ex socio Cristiano Capecchi; se siamo arrivati al traguardo dei 16 anni è anche merito suo.