di Massimo Cappelli
settembre 2019
Ho davanti a me Sara Benelli, una bella quarratina di ventiquattro anni che, come altri giovani compaesani, dei quali abbiamo già parlato altre volte su NoiDiQua, lavora nell’ambito della pubblicità. È un account, ovvero la figura che ha il ruolo di curare i rapporti fra i clienti ed il reparto creativo, un indispensabile collegamento e supporto al cliente che parte sin dall’approccio fino ad arrivare allo sviluppo e alla realizzazione completa dell’artwork. Non la conoscevo di persona, ma dopo qualche minuto di conversazione mi rendo conto delle sue attitudini personali che contribuiscono a farle svolgere al meglio il suo lavoro, per il quale servono comunicatività, sintonia, intesa e armonia. Visto che non se la sono fatta scappare, lo stesso effetto lo avrà fatto anche ai suoi interlocutori nel colloquio di assunzione.
Raccontaci di come sei arrivata a questa grande agenzia con oltre quaranta dipendenti.
Dopo la laurea triennale in scienze della comunicazione ero molto indecisa se fare master o specializzazioni, ma Firenze non offriva molto. Per caso un giorno su Google digitando “comunicazione a Firenze” trovai Diaframma Advertising, di Calenzano, non sapevo chi fossero ma intuii che facevano al caso mio. Mi candidai tramite e-mail allegando il mio curriculum e dopo qualche giorno mi richiamarono per fare il colloquio; l’atmosfera mi piacque, sperai che mi prendessero, e così fu! Fui assunta come tirocinante in prova. Per i primi mesi lavorai solo in back office commerciale, poi decisi di fare qualcosa in più: mi armai di curiosità e ottenendo la loro fiducia, mi furono passati i primi clienti. Adesso sono a tutti gli effetti un account manager e gestisco circa una ventina di aziende italiane e estere in altrettanti progetti annuali, con alcune facciamo anche due lavori all’anno: in primavera e nel periodo pre natalizio.
Raccontaci (se puoi) con quali grandi brand lavorate.
Diaframma Advertising oggi è una grande agenzia di comunicazione e marketing, essendo storicamente un centro di produzione video, il suo core business deriva dalla produzione di audiovisivi per il settore bambino e giocattolo. La maggior parte dei clienti sono aziende di prodotti ludici nel mondo, per rammentarne solo qualcuna la MGA, proprietaria di diversi marchi come le bamboline LOL, che sono l’evoluzione delle mitiche Bratz. Oppure la Diramix altra azienda leader italiana per i prodotti da edicola. Oggi la tendenza nel giocattolo infantile è lo SLIME, quel liquido elastico che prende tutte le forme, da qualche tempo è scoppiata la moda dell’unicorno in tutte le sue varianti. Non è raro che molti dei nostri clienti producano gli stessi giocattoli, per cui il nostro lavoro non è solo quello di creare filmati, ma consiste soprattutto nella personalizzazione, nel dare identità al fine di fissare la marca in testa all’osservatore.
Quali sono le mansioni di un account?
Il mio lavoro parte già dal briefing e consiste soprattutto nel capire le prerogative peculiari del prodotto, riportare tutte le informazioni in agenzia per poi trovare, insieme ai creativi, il modo di comunicarne al meglio tutti i plus. Chi meglio del cliente conosce i suoi prodotti? Per questo lo facciamo partecipare alle prime riunioni open space, i più lontani anche solo in videoconferenza. Si analizza bene il giocattolo e si parla anche di budget, perché non dimentichiamo che l’account è fondamentalmente un commerciale. Fatta la rilevazione dei dati si passa alla fase creativa, si indìce il brainstorming nel quale vengono fuori diverse idee, ne scegliamo una (e magari ce ne lasciamo un paio di riserva) passando alla fase successiva: lo storyboard, una serie di vignette in sequenza dello spot, elemento fondamentale per presentare il lavoro ed averne l’approvazione. Qui entra in ballo il lavoro vero dell’account, che deve indirizzare il cliente, in maniera sintonica, verso una versione di spot che abbia più appeal e quindi faccia vendere di più. In seguito all’approvazione si passa all’art buyer, che sarebbe il reperimento degli oggetti per allestire la scenografia nella location, che può essere interna, nei grandi teatri di posa sotto i nostri uffici, oppure esterna. Se sono previsti attori o figuranti si passa al casting, per poi fissare il giorno dello shooting, che non sono altro che le riprese. Successivamente il voiceover e il montaggio; presentazione e consegna.
La tua sensazione e la soddisfazione di quando vedi passare in TV un tuo lavoro?
La soddisfazione c’è già da quando arrivi sul set con il cliente accanto e percepisci la sua, di soddisfazione, derivata dalla scelta dei bambini, dalla scenografia o dai costumi. Uno shooting, è un lavoro lungo e talvolta estenuante, ma quando saluti il cliente (spesso a notte inoltrata) e gli leggi la gioia nello sguardo, la soddisfazione maggiore è quella. Anche quando vedi passare lo spot in televisione, ma lavorando con tutto il mondo, questo non mi succede molto spesso.
Progetti per il futuro?
Mi piacerebbe viaggiare e fare fiere, come la bizzarra Distoy Fair di Londra dello scorso anno. Cercare clienti nuovi in tutto il mondo, conoscere nuove persone e capire ancora di più come funziona il settore del giocattolo, come si evolverà, perché il giocattolo ha dietro un mondo fatto di fantasia, di creatività, di studi in pedagogia. Comunicare il mondo del giocattolo è ogni volta una sfida. Ci sono molti imprenditori che credono nel giocattolo a tal punto di averci investito moltissimo e chi fa il mio lavoro ha la missione di affiancare queste persone, prenderle per mano portandole… al mercato. Il loro mercato.
Sara fa parte di quella minoranza di persone innamorate del proprio lavoro al punto di considerarlo un hobby retribuito, che si alzano la mattina felici e contenti di andare in ufficio, proprio come succede (restando in tema) negli spot pubblicitari del Mulino Bianco Barilla. Cara ragazza, continua con sempre più passione e dedizione, vedrai, che un giorno, viaggerai per il mondo preceduta dal tuo talento e dalla tua fama.