di Daniela Gori
dicembre 2024
Sono stati resi noti in un incontro pubblico i risultati dell’indagine “Social-Mente Responsabili” per capire quanto e come facciano uso dei social e di internet i giovanissimi. L’inchiesta ha interessato ragazzi, preadolescenti e adolescenti, genitori e insegnanti delle scuole secondarie di primo grado del Comune di Quarrata. Il progetto, promosso dal Comune di Quarrata, si inserisce nell’ambito di Giovanisì della Regione Toscana per l’autonomia dei giovani. Coinvolte le classi della secondaria di primo grado dei due istituti comprensivi Nannini e Bonaccorso del Comune di Quarrata, che a marzo scorso hanno collaborato ai rilevamenti e ai laboratori realizzati dagli psicologi della cooperativa sociale S.E.D. (Servizi per l’Educazione Digitale), impegnata da anni nelle scuole in questo tipo di percorsi. Lo strumento di rilevazione utilizzato dagli esperti della cooperativa Francesco Pagnini e Francesco Brizzi sono stati questionari anonimi somministrati in modo guidato al campione preso in esame di 368 studenti tra i 12 e i 14 anni. L’obiettivo dell’indagine è quello di contribuire a far riflettere sull’uso responsabile e consapevole dei mezzi di comunicazione multimediali, e prevenire e contrastare il bullismo e cyberbullismo nelle scuole.
Inutile ricordare che ormai l’uso dei social network come metodo privilegiato di comunicazione e relazione è molto diffuso a tutte le età, e occorre sensibilizzare e informare gli adolescenti sui rischi e sulle conseguenze di certi comportamenti, mantenendo alta la guardia anche attraverso il monitoraggio, se si considera che dalle risposte date al questionario, risulta che oltre la metà dei ragazzi ha dichiarato di aver fatto conoscenza di nuove persone tramite sistemi di chatroom. Il 40% ha fatto accesso a contenuti esplicitamente vietati a minori di 18 anni, postandoli anche sul gruppo ufficiale di classe, il 30% ha visto almeno una volta foto o video a carattere estremamente violento. Scarso l’utilizzo degli strumenti di segnalazione di commenti, profili o situazioni in genere ritenute inadeguate, ma anche raramente i teenagers lasciano commenti offensivi sui profili social preferendo inviarli direttamente con la messaggistica istantanea. Tuttavia risulta l’8.97% (33 ragazzi) che offende usando tutti e tre gli ambienti digitali, denotando un profilo di potenziale cyber-bullo in determinate condizioni che possano favorire il fenomeno.
«Lo scenario che emerge è quello di un profondo scollamento tra il mondo digitale vissuto dai ragazzi e il mondo degli adulti» ha spiegato il dottor Francesco Pagnini di S.E.D. «L’avvento delle nuove tecnologie ha aggiunto una nuova dimensione, creando un mondo estremamente personale dove i genitori hanno la percezione che i loro figli siano in casa in tranquillità, quando in realtà sono connessi con persone ed esperienze che fisicamente non conoscono. Anche le relazioni sono profondamente cambiate: gli adulti di oggi, quando erano ragazzi, si confrontavano fisicamente e conoscevano personalmente la loro cerchia di amici. Per i ragazzi di oggi spesso non è così: le amicizie, le conoscenze sono dematerializzate, online».
L’ 85% di ragazzi e ragazze usano lo smartphone per connettersi, il 40% entra in possesso a 11 anni, ma c’è anche un 15,55% che ne ha uno personale dall’età di 8 anni o anche meno. Youtube e Tik tok i social più utilizzati, seguiti da Instagram, ed è su questi ultimi due che è più alta la percentuale di ragazzi con un considerevole rischio nella gestione del proprio profilo: (14,21% Tik tok 9.38% Instagram). Dominatore incontrastato per la messaggistica istantanea è Whatsapp (97%), seguito dal meno rassicurante Telegram (22%) e da Discord per messaggiarsi tra video giocatori (20%). Ben 84 i ragazzi che ammettono di passare intorno alle 4 ore al giorno sui videogames, il più apprezzato dei quali risulta ancora Brawl Stars (68.90% degli studenti). «I risultati di questa indagine mostrano come i nuovi mezzi di comunicazione abbiano un impatto su molteplici livelli: psicologico, culturale, educativo… Quello che dobbiamo riuscire a fare è far luce sul cono d’ombra che insiste sull’utilizzo delle nuove tecnologie, accompagnando i genitori, gli adulti, verso una maggiore conoscenza ed educazione di questi mezzi» ha concluso il dottor Francesco Pagnini. «I consigli che posso dare sono: ai genitori di non demonizzare la tecnologia e la cultura che questi nuovi mezzi di comunicazione portano con sé; ai ragazzi di rallentare, perché tecnologia si basa sulla velocità ma toglie tempo alla riflessione».