di Daniela Gori
settembre 2016
Nei suoi 80 anni di vita, piazza della Vittoria ha subito diverse sistemazioni e rifacimenti, l’ultimo dei quali è stato nel 1985, con la risistemazione delle aiuole intorno alla fontana e al cedro, la canalizzazione delle acque di sgrondo dalla piazza a via Roma e con la realizzazione dei marciapiedi mancanti lungo la stessa via.
Però non è il palazzo comunale a testimoniare la storia del passato più lontano, essendo stato ricostruito nel 1970 (in cemento armato nello stile degli anni del boom economico). Al suo posto c’era un altro edificio in stile liberty, eretto nel 1932 quando il palazzo di via Vittorio Veneto, oggi sede dell’Ufficio del Sindaco e della Segreteria Generale, era diventato insufficiente. Tracce della storia di piazza della Vittoria, restano attualmente visibili nei palazzi della ex Esattoria Comunale e della ex Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, rispettivamente a sinistra e a destra del palazzo Comunale. Rappresentano poi una palese testimonianza storica della Quarrata agricola tra le due guerre mondiali il gigantesco cedro del Libano, piantato nel 1931 alla morte di Arnaldo Mussolini, fratello del Duce e la fontana dell’Acquedotto Pubblico del Montalbano, eretta nel 1937, per celebrare l’Impero dell’Italia Fascista, con la scritta scolpita sul basamento: “All’Impero dell’Italia Fascista Tizzana dedica. Anno XV dell’Era Fascista”. Sulla colonna della fontana compare ancora oggi la scritta: “Acquedotto pubblico del Montalbano”. Ma a proposito di colonialismo, sulla facciata del palazzo Comunale in alto a destra si trova la lapide che ricorda le sanzioni inflitte all’Italia fascista, il 18 novembre 1935, dall’Unità delle Nazioni, per le aggressioni all’Etiopia nella guerra del 1935-36.
Riguardo alla celebrazione dell’Impero fascista a Tizzana avvenuta con l’inaugurazione dell’acquedotto pubblico, si racconta ancora oggi a Quarrata che essa fu oggetto di sabotaggio. La sera precedente l’inaugurazione, alcuni giovani riempirono di deiezioni umane le due vasche della fontana. Il mattino seguente i gerarchi fascisti arrivati per tempo sul posto della celebrazione, videro la profanazione del monumento e subito provvidero alla sua ripulitura, ma si precipitarono anche a vendicare l’offesa, andando a prelevare a casa i pochi quarratini antifascisti dichiarati e conducendoli alla Casa del Fascio per le purghe e le bastonature del caso. L’aneddoto nasce dalla confessione che fece uno dei ragazzi, presente nella foto del gruppo degli avanguardisti, quando ormai era adulto ed il fascismo era passato da un pezzo, rammaricandosi però di aver messo in pericolo la sorte dei pochi antifascisti del paese, con quello scherzo organizzato insieme ai suoi compagni.
Per le notizie storiche, si ringrazia Rosita Testai e Laura Caiani Giannini.