Storie di qui per Noidiqua

Storie di qui per Noidiqua

di Carlo Rossetti

dicembre 2013

Venerdì 11 ottobre al Teatro Nazionale di Quarrata, Sergio Mascagni ha messo in scena lo spettacolo “Storie di qui per Noidiqua”. Tra parole e musica, il noto musicista quarratino ha raccontato un po’ di storia (e di storie) della nostra città, dagli anni ’60 agli anni ’80. Ad introdurre la serata, un video in cui scorrevano alcune foto della vecchia Quarrata, la cui successione era affidata dalla voce narrante di Carlo Rossetti, intento a rievocare i vari luoghi ed i personaggi oramai scomparsi. Quanto segue è il testo di quel video, scritto direttamente dal nostro Carlo; noi lo dedichiamo a tutti coloro che non sono potuti venire a vedere lo spettacolo, con la promessa di fare presto un biss.

Questa è Quarrata degli anni Sessanta, apparentemente sonnacchiosa ma in realtà viva e pulsante. Nonostante le numerose attività, il ritmo lavorativo non ha intaccato la sfera personale individuale. Se avessimo potuto fare emergere il rumore d’ambiente, avremmo ascoltato una colonna sonora quotidiana fatta di martelli e appuntatrici, ad indicare il prodotto principe della nostra economia, il mobile tappezzato. La fretta non si era ancora impadronita della nostra vita e l’auto, indossata da mattina a sera come un normale vestito, non era diventata una pratica quotidiana. Come in altri paesi, i suoi punti di riferimento potevano identificarsi con la Chiesa, la farmacia, la bottega del Caiani, la caserma dei Carabinieri, che però, non si affacciavano tutte sulla stessa piazza, come sovente appaiono in certe cartoline d’epoca. Qualche bar qua e là e in più due circoli politico-ricreativi contrapposti, la Pipiona e la Casa del Popolo, completavano la mappa toponomastica- sociale. I due ritrovi avevano una precisa connotazione: di ispirazione democratico-cristiana il primo, socialcomunista il secondo. Ma non erano tanto le idee politiche a dividere le due fazioni, che solo in occasione di elezioni potevano dar luogo a qualche accesa manifestazione, più folcloristica che altro, quanto il carnevale che vedeva impegnati i due locali nell’accaparrarsi le ugole più celebrate, per i veglioni organizzati nei rispettivi ritrovi. Per un Luciano Taioli da una parte, c’era in risposta un Claudio Villa fresco di TV dall’altra. Per una Nilla Pizzi, una Carla Boni e via di questo passo. Naturalmente anche a Quarrata si muovevano alcune figure caratteristiche, volti ricorrenti nello scenario paesano quotidiano, la cui tipologia conferiva all’ambiente una nota di colore e una sua identità. E soprattutto il soprannome, più importante delle generalità anagrafiche, era il mezzo per indicare una persona, della quale ormai con il tempo si era dimenticato il vero nome. Basta evocare il bar Centrale, gestito dall’Ilia e da Tiziano prima, poi passato ad altro proprietario, per ricordare che era frequentato da Barassino, Polvere, Passo, Fettunta, Mangiaorecchi e tanti altri ancora, per conoscere un microcosmo paesano che ogni giorno consumava il tempo libero tra una discussione politica, mai seria comunque, le battute e i lazzi a carico dell’uno o dell’altro, in un reciproco sfottimento. Tanto per passare il tempo con leggerezza e all’insegna dell’ottimismo.

Lo sport, e in particolare il calcio, non erano oggetto di ossessiva discussione tra i clienti del bar Centrale, ma solo fugacemente sfiorati; ad altri bar di paese, ritrovi di accese tifoserie, il compito di trattare l’argomento. Il mercato settimanale della domenica, luogo di vocìo e di profumi, attraverso gli assidui frequentatori, rivelava la nostra appartenenza al mondo rurale. E’ lì che era possibile incontrare il cantastorie, o il poeta estemporaneo che affidava a uno zoppicante verso cantato, il compito di propagandare lamette da barba, oppure il venditore del grasso di marmotta, panacea per traumi e dolori.

A questa Quarrata, patrimonio del nostro archivio sentimentale, è dedicato questo spettacolo e il nostro saluto affettuoso.

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