Ti ricordi? Forse…

Ti ricordi? Forse…

di David Colzi. Foto di classe di Gabriele Scarpellini

giugno 2024

Nel maggio scorso, ci è capitato di leggere un’interessante intervista sul sito del Corriere della sera a Settimio Benedusi, uno dei fotografi professionisti più noti del nostro panorama nazionale. Questa curiosa conversazione tenuta con la giornalista Giovanna Maria Fagnani, verteva su un argomento che anche a noi sta a cuore, ovvero la perdita delle foto di classe, che oggi non vengono più stampate e spesso nemmeno affidate ai fotografi di mestiere. Basta dare un’occhiata sul nostro sito noidiqua.it alla rubrica “Ti ricordi?”, per notare che quelle a colori sono scarsissime e di quelle recenti non ne abbiamo mai viste una.

Su questo fatto, il pezzo del Corriere riprendeva una riflessione di Benedusi scritta sui social: «È una delle categorie di fotografie la cui qualità e dignità sono maggiormente peggiorate negli anni: una volta veniva realizzata bene da un vero fotografo professionista adesso suppongo sia fatta da un papà con l’iPhone. Ed è un vero peccato, perché quelle fotografie senza velleità di artisticità penso abbiano più importanza sociale e storica di quelle fotografie che quelle velleità ce l’hanno» Sulla scomparsa dei nostri ricordi, Benedusi sottolineava ancora: «Fino a qualche anno fa, almeno una volta nella vita si andava a fare il ritratto di famiglia». Interessante è stata anche la domanda: Perché è un peccato che spariscano? «Perché agli alunni odierni mancherà un tassello di un processo identitario importante. Sulle foto spesso ci sono le firme dei compagni o delle dediche. Una foto digitale irrimediabilmente sparirà».

A questo punto abbiamo lasciato Milano e siamo tornati a Quarrata, nella centralissima piazza Risorgimento, per chiedere un’opinione al nostro Gabriele Scarpellini, titolare di Foto Olympia (che quest’anno festeggia 60 anni di attività), dato che anche lui si occupa di foto di classe.

Da noi come va?

«…Il trend è quello evidenziato da Benedusi» dice Gabriele. «Anche qui spesso il fotografo viene sostituito da un genitore, se non addirittura dalla maestra! Capita non di rado che su una scuola elementare di una quindicina classi divise in cinque sezioni, quasi la metà non aderiscano allo scatto ufficiale. A dare lo slancio definitivo al fenomeno “fai da te”, ci ha pensato il periodo della pandemia, quando i fotografi non potevano entrare nelle aule; così questa abitudine ha attecchito definitivamente. A quel punto, senza stamparle, le foto vengono veicolate sui gruppi Whatsapp e tutto resta a livello digitale, pronto a scomparire. Dalla mia esperienza posso dire che questo coinvolge indistintamente: asili, scuole elementari e medie».

E tu ce l’hai ancora le tue foto di classe?

«Certo, fra l’altro quelle delle elementari le ha scattate il mio babbo Angiolo, che però era un fotografo professionista. Io faccio parte di quella generazione che ha ancora quelle in bianco e nero, col bordo bianco, stampate su carta baritata. Sul retro poi tutti mettevano la propria firma in ricordo… Come faranno a metterle i ragazzi di oggi? E dove si rivedranno fra qualche anno?»

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