di David Colzi. Ph: Foto Olympia
giugno 2020
Questa storia inizia nel 1933 con Serafino Tuci, in una località non casuale, Casini, dove storicamente vi erano molti commercianti di carbone, che si approvvigionavano soprattutto sul nostro Appennino, zona votata a quel tipo di produzione. Anche Serafino divenne “carbonaio”, vendendo quello di origine vegetale, in quanto sprigionava un buon calore ed era utile per le piccole cucine in muratura di allora, dette “le bocchette”, per la loro forma tipica.
Una vita dura quella di Serafino, che andava ogni giorno di porta in porta a: Tavola, Vergaio, Galciana, Prato e zone limitrofe. Per fortuna poteva contare sul suo cavallo, un robusto alleato che consentiva di trasportare col barroccio il carbone. Purtroppo, dopo appena 7 anni di attività, scoppiò la guerra seguita dall’occupazione tedesca, che costò la salute e la casa al signor Tuci. Infatti sul finire del conflitto mondiale, lui, assieme ad altri uomini del paese, fu costretto a nascondersi per quaranta giorni dentro un tunnel di scolo dell’acqua, per non essere catturato e deportato; questo gli provocò un enfisema polmonare che lo afflisse per il resto della vita. Come se non bastasse, i tedeschi in ritirata verso la Linea Gotica, fecero saltare in aria la sua casa assieme ad altre, per rallentare l’avanzata degli Alleati. Ma quella era una generazione che non si lasciava abbattere facilmente e già nel 1946 Serafino iniziò la costruzione di una nuova abitazione non lontano da quella vecchia, con annesso rimessaggio e stalla per il suo fido compagno di lavoro; ancora oggi, l’impresa di famiglia si trova là, in via Nuova al civico 25.
Agli inizi degli anni ’50 entrò in ditta il figlio Giuseppe, non ancora maggiorenne, con l’intento di aiutare il “babbo”. Da quel momento al cavallo venne affiancata la bicicletta col portapacchi, un mezzo più snello e versatile, utile in un territorio dove quasi tutti i ponti erano stati fatti saltare dai tedeschi e momentaneamente sostituiti da passerelle. Dal punto di vista dell’offerta, quel decennio segnò l’arrivo delle bombole di gas GPL con la vendita dei relativi fornelli, antesignani delle cucine moderne; a riguardo i Tuci sono stati tra i primi in provincia ad aver avuto la licenza di vendita per quel tipo di combustibile. Da quel momento iniziò un proficuo rapporto di lavoro con il famosissimo marchio friulano di elettrodomestici dei fratelli Zoppas, che negli anni ha sempre dato massima fiducia ai Tuci, grazie soprattutto al loro volume di vendita, ritenuto non indifferente per una piccola ditta famigliare com’era, e com’è, la loro. Al gas venne aggiunto poi il carbone minerale, il cosiddetto “carbon coke”, che a differenza di quello vegetale durava e scaldava di più, quindi ideale per il riscaldamento con le stufe in ghisa, molto usate prima dell’avvento dei termosifoni. Il “coke” però non era un prodotto italiano, ma arrivava da luoghi lontani come Germania, Russia o Sudafrica e lo si andava a prendere a Firenze, dove il prezzo veniva fissato ogni venerdì alla Borsa Merci. Gli anni 50′ si conclusero con il pensionamento del cavallo, rimpiazzato da un furgoncino Fiat 1100, guidato dal neo patentato Giuseppe, ottimo per le trasferte fiorentine e non solo.
Scavallato il decennio, deflagrò il boom economico che aprì le porte al consumismo, con tutti gli elettrodomestici che cominciarono ad affollare le cucine e i soggiorni degli italiani; anche qui i Tuci non si fecero trovare impreparati, grazie soprattutto alla già citata collaborazione con la Zoppas. Nel 1965 purtroppo Serafino morì e la ditta cambiò il nome in “Tuci Giuseppe”, che conserva ancora oggi. Trascorso ancora qualche anno, venne realizzato il vero e proprio negozio di elettrodomestici così come lo conosciamo oggi. L’ultimo grande cambiamento è avvenuto nel 1992, quando è entrato in azienda Luca, figlio di Giuseppe, che ha traghettato la ditta di famiglia nel nuovo millennio. Al suo fianco, da oltre vent’anni, c’è Meri, collaboratrice addetta alle vendite e al post vendita.
Insomma, da quel lontano 1933 i tempi sono molto cambiati e oggi i Tuci non vendono più il carbone, né solo bombole di gas GPL, richieste in particolar modo da chi abita in zone collinari non raggiunte dal metano; il fulcro dell’azienda sono diventati gli elettrodomestici. Fra le novità più interessanti vi segnaliamo il loro sito recentemente rinnovato, con funzione di vetrina ed e-commerce, al cui interno c’è anche un blog dove vengono riportati consigli utili sugli elettrodomestici e curiosità interessanti. Queste informazioni sono il frutto di tanti anni di esperienza e dedizione specifica al settore, molto apprezzati sia dal loro “zoccolo duro” di clienti storici che da quegli nuovi.
L’azienda continua quindi a proporre con serietà e competenza marchi e prodotti in cui crede e che conosce bene, offrendo assistenza continuativa nel tempo e portando avanti la filosofia per cui un elettrodomestico si può e si deve riparare se conviene, e non bisogna correre subito a ricomprarlo al primo malfunzionamento. «L’idea che ci sia una sorta di obsolescenza programmata nella progettazione degli elettrodomestici di ultima generazione, non è del tutto infondata, ma una manutenzione costante e le riparazioni eseguite in economia da personale competente, fanno la differenza nella durata dell’apparecchio» precisa Luca. Quindi con questa filosofia quasi artigianale, potete competere con la grande distribuzione e con colossi tipo Amazon… «Sì. Infatti in questi decenni abbiamo notato che il cliente ritorna se gli offri un servizio completo e personalizzato, che gli consente di avere un prodotto duraturo nel tempo». E da voi ritornano in tanti? «Pensi che talvolta c’è chi mi rammenta il nonno Serafino (che fra l’altro non ho conosciuto); quindi, se riusciamo a tenere clienti da oltre 60 anni, significa che lavoriamo bene, con coscienza, privilegiando il rapporto umano alla vendita a tutti i costi. Così mi è stato insegnato e così insegnerò a chi mi succederà».