di David Colzi
marzo 2013
Nella memoria di chi lo ha conosciuto, Ubaldesco Baldi è rimasto impresso come un signore distinto, educato, ma anche amichevole e generoso. Ai più giovani il suo nome non dirà molto, ma a chi ha i capelli grigi verrà subito in mente la parola olimpiadi. Infatti Ubaldesco è stato medaglia di bronzo di tiro al volo ai Giochi olimpici di Montreal del 1976, nella specialità “fossa olimpica” e poi medaglia d’oro ai mondiali del 1979 di “fossa universale”; questi sono i risultati più prestigiosi nei suoi 15 anni di carriera (1970-1985), senza contare i campionati vinti in ambito italiano ed europeo nel ’75. Non a caso l’anno dopo Montreal, Baldi fu nominato “Cavaliere” per meriti sportivi dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone. A contattarci per parlare di lui, è stata la figlia Irene che assieme a mamma Gabriella ci ha aperto la sua scatola dei ricordi fatta di foto e ritagli di giornale, per permetterci di portate alla vostra attenzione un illustre sportivo quarratino.
Innanzitutto, abbiamo appreso che i genitori di Ubaldesco non volevano che prendesse il porto d’armi, perché il suo babbo aveva avuto un brutto incidente con il fucile; ma come spesso accade, più si nega qualcosa ad un figlio e più lo desidera. Così appena sposato, nel 1970, il ventiseienne Ubaldesco prese il porto d’armi e cominciò subito a sparare al piattello. E siccome a lui le cose piaceva farle bene, poco dopo aver scoperto questa passione, nonostante avesse iniziato piuttosto tardi a cimentarsi in questo sport, vinse subito il “Campionato dilettanti”. Non ci volle molto prima che entrasse a far parte della Nazionale; il resto è storia scritta sui libri. Le gare olimpiche si svolsero nel luglio 1976 in tre giorni: nelle prime due giornate il risultato fu straordinario e qualcuno cominciò a pensare che forse l’oro poteva arrivare nella nostra città, ma poi il terzo giorno qualche errore fece retrocedere Baldi al terzo gradino del podio olimpico. Ciononostante fu l’unica medaglia che quell’anno arrivò in Italia per quella disciplina.
Inutile dire che divenne subito una celebrità, una posizione che poco si addiceva alla sua indole. Amici e conoscenti ancora ricordano la festa del suo ritorno in patria, con le bandiere lungo la via dove abitava e la festa organizzata da “Dindina”, il tiro a segno dove si allenava vicino a Prato. Nella memoria degli appassionati dello sport è rimasta impressa la sua figura eretta mentre si accingeva a sparare al piattello, mai protesa in avanti, mai esitante, pronto a fare centro. D’altronde Ubaldesco era un perfezionista e anche quando appese “il fucile al chiodo” (sebbene abbia continuato per un certo periodo a fare il rappresentante per la Beretta e per Perazzi) si dedicò a un passatempo che richiedeva molta pazienza e disciplina: la pesca con la mosca. Le esche se le costruiva da solo, dimostrando anche in quell’ambito una competenza fuori del comune.
Non a caso, dopo la sua prematura morte nel 1991 a soli 47 anni, gli venne intitolato un trofeo annuale ai Laghi Reali di Caserana, tale era la stima che era riuscito a suscitare negli amanti locali della pesca. L’ampia rosa dei suoi interessi extra-sportivi comprendeva anche la fotografia; e persino qui il suo perfezionismo e la sua necessità intrinseca di dare il massimo, lo portò a sperimentare le prime stampe su tela, quando ancora in zona non le realizzava nessuno. La figlia Irene si ricorda di quando il babbo girava per i laboratori dei mobilieri quarratini in cerca di una pressa per creare le sue stampe, perché ovviamente anche in questo caso lui faceva tutto da solo persino nello sviluppo dei rullini in camera oscura. Altri invece rammentano la passione per la caccia e per il suo cane; tanti sono gli aneddoti che ci sono stati raccontati dai suoi amici cacciatori e non, a testimonianza della sua propensione per lo scherzo e la compagnia, nonostante si trattasse uno sportivo rinomato. E a proposito di ironia, la moglie Gabriella ci ha mostrato una foto realizzata da Ubaldesco dove si vede un panino farcito, e nel mezzo al posto del prosciutto è inserito un piattello, come per dire: lo sport è bello, ma solo con quello non si mangia!