di Marco Bagnoli
dicembre 2021
Questa qua è una storia che ci riguarda da vicino, perché parla del benessere e della salute delle persone, e quindi è quanto mai di attualità, specie oggi. È la storia di Ubaldo Giusti, di Caserana, classe 1913, meglio conosciuto col nome di Bardino.
Ubaldo Giusti è solo l’ultimo di una serie di discendenti, i quali, pur provenendo come molti un tempo, dal mondo contadino (al punto che saranno proprio i Giusti a donare il terreno sul quale sarebbe sorta la scuola elementare di Caserana), nella vita hanno poi fatto tutt’altro. Il mondo dei contadini e di tutti gli altri lavoratori è sempre girato loro attorno, perché Ubaldo, e Michelangelo prima di lui, e ancor’ prima Giovanni, e poi un altro Michelangelo, detto Michelangelone – si sono sempre occupati di curare i malanni ossei e articolari della gente. Non erano “guaritori”, non imponevano le mani, non recitavano preghiere. Erano però dei fisioterapisti ante litteram, e le mani le usavano per fare massaggi. Il nostro Ubaldo, per citare Guccini, è stato solamente il primo che ha studiato, negli anni Sessanta, per prendersi la sua brava qualifica di fisioterapista. La tradizione di famiglia era evidentemente dura da sconfessare – e dire che aveva pure lavorato a Pistoia alla vecchia Breda, che poi lasciò perché non adatta a lui, e poi ancora in banca, alla Cassa di risparmio di Olmi. In banca ci restò fino all’epoca della guerra, e anche lì, nonostante lo rivolessero, ha voluto cambiare strada, facendo appunto il fisioterapista.
Il mestiere suo era quello imparato dagli uomini della sua famiglia – anche se una sorella del secondo Michelangelo, di cui ormai s’è perso il nome, ritornò a stare ad Agliana, sposata Nesti, e anche lei, appunto, curava le ossa. Oggi che siamo un po’ tutti così ossessionati da medici e medicine – per non parlare delle malattie – sentir parlare di qualcuno che esercitava senza averne i titoli ci fa una certa impressione. E dire che i falsi medici non mancano neppure adesso… Eppure, oggi come allora, andare “da quello che fa i massaggi” non era che la risposta più immediata a una delle necessità più elementari delle persone, guarire dal male.
Ad ogni modo Ubaldo Giusti, ricordato anche come “dottore”, aveva il suo bravo ambulatorio a Prato, dove si recava tre volte alla settimana, e nel 1969 era pure massaggiatore del Quarrata calcio, dopo esserlo stato del Prato in B, Bardino curava le slogature, le spalle e i bracci disarticolati, e riusciva a capire, tastandole, se le ossa in questione erano fratturate. E ogni tanto, tra un muratore imbiancato e una caviglia del terzino di turno, era anche la volta di un braccio uscito dalla spalla di qualche bambino: allora lui si metteva lì e in una mossa sistemava ogni cosa.
Bisogna dire che a questo punto lo faceva come lavoro, ma non è escluso che il babbo e i suoi parenti prima di lui, lo avessero fatto anche come un servizio alla comunità, basato sulle libere offerte. E che non ci fosse nessun “potere” da trasferire ce lo dimostra il fatto che il figlio di Bardino, Fabrizio, nella vita si è occupato di tutt’altro, facendo il ragioniere. Al limite ci è stata tramandata la formula “segreta” di un medicamento usato da Ubaldo, la “chiarata” d’uovo: prendete un chiaro d’uovo, sbattetelo e mescolateci della stoppa, quindi applicatelo sulla parte offesa… Se ci sente qualcuno è capace che lo utilizzerebbe anche per curare mali ben più temibili, senza far nomi. Non ci resta che consigliare ad ogni epoca storica la sua legittima strategia curativa, nella speranza che si vada sempre avanti, e non certo indietro. Bardino, che ci ha lasciato il primo giorno di luglio del 1986, ci direbbe “sempre avanti!”