Vincenzo Bafunno – un notaio senza giacca e cravatta

Vincenzo Bafunno – un notaio senza giacca e cravatta

di David Colzi. Ph: Foto Olympia

settembre 2023

«Scusi, c’è il notaio?» Questa domanda Vincenzo Bafunno se l’è sentita rivolgere diverse volte, quando qualcuno è entrato per la prima volta nel suo studio notarile in via Montalbano. Il motivo è che lui non si presenta mai “in divisa”, cioè giacca, cravatta e scarpe lucide, ovvero nel dress code  tipico di chi fa il suo mestiere. Vincenzo invece ti accoglie in maniche di camicia o t-shirt, accompagnando la stretta di mano con un sorriso di chi non si sente “il Notaio”, con la “N” maiuscola. Questa cosa, che tende un po’ a disorientare gli avventori, ha sorpreso pure noi durante l’incontro, quindi gli abbiamo chiesto subito spiegazioni. «Io credo che un lavoro impegnativo e spesso difficile come questo» afferma Bafunno «lo si possa svolgere anche in modo lieve e gentile, con il sorriso sulle labbra e cercando di mettere a proprio agio i clienti, con un approccio scevro da appesantimenti e tediosità».

Insomma la sua filosofia è: Se la persona che entra nel mio ufficio non porta la cravatta, perché la devo portare io?

«Esatto! E’ solo un orpello. Poi scherzo anche durante gli incontri, sempre per mettere tutti a proprio agio. D’altronde stabilire un feeling è importante, anzi fondamentale per svolgere bene questa professione. Lo studio, la competenza, ti portano solo a metà strada, il resto ce lo devi mettere tu, con la tua sensibilità».

E’ pur vero che siamo in una piccola realtà…

«Io sono orgoglioso di lavorare in una dimensione paesana, che mi ricorda dove sono nato. Non invidio i miei colleghi che stanno nei grandi centri urbani. Poi qui ci sono delle splendide colline adatte per il trekking, una delle mie passione».

Tutta questa semplicità da dove arriva?

«Deriva dalle mie origini. Io provengo da una famiglia borghese meridionale di Barletta. Sono il primo di quattro figli: mio padre era un medico ortopedico, mentre mia madre una casalinga. Gente onesta e normale, che viveva con un solo stipendio, senza tanti fronzoli».

Come interpreta il suo ruolo professionale?

«Come quello di una figura terza, che aiuta le parti a formalizzare un accordo. In pratica in questo mestiere si è un po’ come degli arbitri, perciò non ci si deve sentire superiori, bensì sullo stesso piano di chi si ha davanti. Mi ritengo semplicemente un professionista che svolge un lavoro nell’interesse delle parti, conformandolo alla legge».

Dalle sue note biografiche scopriamo che Vincenzo Bafunno, classe 1962, è arrivato in Toscana nel 1994, vedendosi assegnata, come prima sede notarile, quella di Serravalle Pistoiese e dopo un anno quella di Quarrata, dove è rimasto fino ad oggi, sempre in via Montalbano. La sua però non è stata una vocazione fin dalla giovinezza, poiché da ragazzo era una promessa della vela, e assieme a suo fratello Andrea, formavano un equipaggio che aveva ricevuto addirittura una convocazione pre olimpica, dopo i successi in Flying Junior e in 470. «Eravamo un po’ i campioncini di zona, avendo vinto tutte le regate a cui avevamo partecipato» precisa Vincenzo. «Ma lo sport offriva un futuro incerto, quindi sia io che lui siamo diventati notai, seguendo l’esempio di un nostro vicino di casa, di nome Michele Russo. Oggi lo studio di mio fratello è a San Salvo in Abruzzo». 

Pentito di avere abbandonato la vela?

«Forse all’inizio, ma mio padre aveva ragione a consigliarci di proseguire gli studi. Comunque il mare non l’ho mai abbandonato e ogni volta che posso, scendo giù in Basilicata a trovare il mio amico fraterno Antonio Di Lizia».

Lei di sé dice: «Io “faccio” il notaio,  piuttosto che “sono” un notaio». Quindi si occupa anche d’altro?

«In effetti tendo sempre a tenere la mente aperta a nuovi progetti. Ad esempio, da un paio di anni do il mio supporto ed il mio modesto contributo di artigiano del diritto, a Pier Luigi Giannasi ed alla sua “Eventi & co”. Lui è un giovane e brillante imprenditore del web e della blockchain, le nuove frontiere di sviluppo economico e tecnologico».

Arrivato ad un passo dai 30 anni di attività, chi vuole ringraziare?

«Tutti coloro che mi hanno accolto, primi fra tutti i miei amici “Iccio” Menici, Riccardo Berti, Matteo Mochi, Sauro Nardini, Luciano Toccafondi, e quei clienti che hanno avuto fiducia in me. Un grazie particolare va al mio collaboratore Franco Nannini, alla responsabile amministrativa Giusy Cavallaro, alle mie impiegate, Luciana Manara, Sabrina Toccafondi e Luana Benassi, a Nicoletta Azzarello che si occupa della logistica dello studio e di casa mia, a Mirna Ginanni, la mia eccezionale visurista e supervisore di tutte le transazioni immobiliari ed infine a Marco Gheri, attualmente impiegato ma futuro praticante e vedremo cosa altro. Altri sentitissimi ringraziamenti vanno ai tecnici, ai geometri, agli ingegneri e ai commercialisti che mi hanno onorato e mi onorano ogni giorno della loro stima e della loro collaborazione; vorrei nominarli tutti, uno ad uno ma sono veramente tanti. Una eccezione mi sia consentito di fare per Andrea Luchi che è stato il primo di una lunga serie di belle conoscenze».

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