Vivaldo… Storia di un grande quarratino

Vivaldo… Storia di un grande quarratino

di Marco Bagnoli

dicembre 2008 

Ha da poco compiuto ottantanove anni e di questi, la maggior parte li ha trascorsi calcando le tavole del palcoscenico. Vivaldo Matteoni esordisce infatti giovanissimo, appena sedicenne, nel dramma Fiamma Spenta. È il 1935 e il suo primo incontro con il teatro si rivela subito generoso di promesse. L’autore, Alfredo Ciatti, regista e attore pratese di larga esperienza, sarà di lì a poco il fondatore della Filodrammatica di Quarrata; è in questa grande “famiglia artistica” che Vivaldo cresce fino a diventare, senza timor d’esagerare, l’attore di punta della nostra scena amatoriale. Nonostante la passione e l’entusiasmo contagioso che si respiravano allora, gran parte del merito bisogna comunque riconoscerla a lui e a lui soltanto. Vivaldo Matteoni non ha seguito degli studi particolari, era un autodidatta; aveva una bella voce, calda, comunicativa, profonda, il cui carisma magnetizzava l’attenzione e l’emozione del pubblico. La sua dizione sfuggiva del tutto all’inflessione dialettale, ma si adattava perfettamente a ciascuno dei numerosi registri che corredavano la sua grande espressività. Il suo naturale temperamento viene assecondato dal teatro drammatico, in cui eccelle con testi di elevato impegno artistico. Ciononostante i ruoli brillanti sembrano non discostarsi affatto dal suo coinvolgimento e dalla sua credibilità. È quello che, insomma, può essere tranquillamente definito un attore completo.

Recita per molti anni nella Compagnia di Prosa di Radio Firenze, formazione tra le più ammirate, di quelle legate alla Rai. Nella prosecuzione ideale di questa collaborazione Vivaldo Matteoni si ritrova al fianco di Gino Cervi e Arnoldo Foà, per prendere parte ad alcuni episodi del fortunato Maigret di Simenon. Dirige la compagnia locale, la Filodrammatica Luigi Pirandello, nei suoi successi degli anni sessanta. Vivaldo però non ha mai potuto dedicarsi totalmente alla “carriera”, dal momento che la sua numerosa famiglia di origine aveva bisogno di lui; così, per tutti questi anni, egli ha continuato a fare il tipografo con i suoi operai. Questo, comunque, non sembra essere un impedimento per lui. I suoi meriti gli valgono la finale decisiva del concorso “per artisti di mezza età” Non è mai troppo tardi.

A premiarlo, nell’edizione Sanremese del 1966, è il presentatore Nunzio Filogamo; quella sera recita La madre, di Giuseppe Ungaretti. Il 2 giugno del 1974 si reca a Roma per ricevere, nientemeno che dal Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, la nomina di Cavaliere. Il 15 novembre 1974 viene chiamato a prendere parte alla Ginevra degli Almieri sepolta viva in Firenze, il cui allestimento presso il Teatro Giglio di Lucca viene ripreso dalla Televisione di Stato. Delle sue numerose interpretazioni è doveroso sottolineare l’assidua frequentazione della prosa pirandelliana: l’atto unico L’uomo dal fiore in bocca, che lo vede attore e regista, Tutto per bene, di cui firma la direzione artistica nell’edizione del 1975, e l’Enrico IV, nel quale si riconfermano le sue doti di grande protagonista. Ad ogni modo sarebbe ingiusto non ricordare quelle produzioni di autori meno conosciuti per mezzo delle quali Vivaldo è stato in grado di affinare e sviluppare il proprio talento: La nemica, di Dario Niccodemi, livornese di nascita che ha girato il mondo; La pietra dello scandalo, di Luigi Latini; Il gatto in cantina, di Nando Vitali, un’altra commedia musicale brillante e di successo, che “resse il cartellone per settanta sere di seguito”. Quello dell’attore è un “mestiere” che può facilmente indurre le persone ad indulgere sulla propria vanità e presunzione; Vivaldo certamente non è fra queste. Infatti, nonostante la sua assidua frequentazione del palcoscenico, ha sempre trovato il tempo per un contatto il più diretto possibile con la gente.

Per tanti anni ha preso parte alle celebrazioni della Pasqua nelle chiese di Pistoia, di Montecatini, Serravalle e ovviamente della sua Quarrata, mettendo a disposizione il proprio talento nella lettura del Vangelo della Passione. Anche le serate di poesia organizzate di volta in volta dai comuni di Quarrata, Agliana e Pistoia, sono un’occasione d’incontro tra la recitazione e la gente. Ma anche questo deve essergli sembrato poco. Allora è andato a leggere poesie e racconti direttamente nelle scuole, ai bambini delle elementari e a quelli delle medie, a cui insegnava anche dizione.

Nel 1982 viene allora istituito, per sua volontà, il Concorso Internazionale di Poesia “Città di Quarrata”, giunto quest’anno alla sua 26° edizione; Vivaldo lo ha sempre considerato “il suo gioiello” e dello stesso avviso doveva essere anche Sandro Pertini, il Presidente con la pipa, che lo fa Commendatore il 27 dicembre del 1987. Decisamente un bel regalo di Natale, non c’è che dire. Anche Vivaldo è sempre stato un grande appassionato di calcio e com’era suo solito ha vissuto questo suo grande amore tra la gente della sua terra, divenendo socio e quindi vicepresidente, per molti anni, della  A.C. Quarrata. È Oscar Luigi Scalfaro a tributargli nuovi onori, a dieci anni esatti dal Presidente Pertini, il 27 dicembre del 1997: Vivaldo viene nominato Grande Ufficiale della Repubblica.

 

 

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