La verità ridendo (in rosa!)

La verità ridendo (in rosa!)

di Massimo Cappelli

giugno 2010

Carissimi lettori, in questo numero abbiamo parlato prevalentemente di donne, delle donne DI QUA, ovviamente. Il mio spazio a disposizione in chiusura di questa rivista si chiama “Concludendo” e tirando le somme, non si arriva a nulla, perché io, con le donne, ho sempre… concluso poco. A differenza del nostro impetuoso direttore Giancarlo Zampini che, come lui stesso ci fa notare nella sua prefazione, quando parla di donne, ha tutti i numeri giusti.

Su Wikipedia pare che la parola donna derivi dal latino domna, forma abbreviata di domina, cioè padrona: credo che questo ragionamento trovi conferma nella maggior parte degli ambienti domestici del nostro tempo, iniziando proprio da casa mia. Fino alla fine del duecento il termine utilizzato per dire “donna” era “femmina”, ma poi in Toscana (chissà, forse proprio a Quarrata) prese piede l’uso di “donna”, per poi diffondersi in tutt’Italia.

Relativamente alle lingue neolatine, l’uso della parola “donna“, non è molto frequente, fatta eccezione del dialetto provenzale, nel resto della Francia, com’è noto, si usa femme, “femmina“, mentre in spagnolo mujer, “moglie“. Al contrario, a Buriano, (credo anche a Bacarello e a Forrottoli) si usa la parola “donna” riferendosi alla “moglie”. Sul piano personale ci sono state, chiaramente, molte donne che mi han fatto girare la testa e qualcuna mi ha fatto girare anche le palle, ma è acqua passata. In ambito professionale, in ventidue anni di attività, ho avuto a che fare con molte donne, DI QUA o di altre parti: imprenditrici, direttori commerciali, modelle, commesse, parrucchiere, estetiste, segretarie d’azienda, segretarie di produzione, bibliotecarie, commercialiste, dottoresse, ballerine, (per non essere frainteso dalla Rosy: ballerine di danza classica) grafiche, attrici, cantanti, presentatrici, pittrici e chi più ne ha più ne metta come dice Rocco Siffredi.

Posso, senza ombra di dubbio affermare che, nella stragrande maggioranza dei casi, quando una donna si dedica ad una professione, la sua dedizione al lavoro è totale, a maggior ragione quando svolge un’attività in proprio è veramente consacrata al lavoro. In questo numero dedicato alle donne, voglio dare un’opportunità a tutte le donne DI QUA che hanno, proprio, un’attività, in proprio (per chi non l’avesse capito il bisticcio di parole è voluto) e vogliono servirsi di questo mezzo o della mia agenzia per interventi di comunicazione e marketing. Per loro, se mi contatteranno tramite il leggendario numero verde 0573 700063 entro la fine di settembre, ho riservato un trattamento particolarmente vantaggioso.

Non posso che concludere con un caloroso abbraccio a tutte le donne, consentitemi, prime su tutte Martina, Rosaria e Luciana, rispettivamente mia figlia, mia moglie e mia mamma (85 anni in agosto).

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