Tomaso Azara …cuore puro d’artista

Tomaso Azara …cuore puro d’artista

di Massimo Cappelli

giugno 2014

Foto: Giulia Naldini

“Gli eroi son tutti giovani e belli” recita una bella canzone di Francesco Guccini, ed io ricorderò sempre Tommy così. Chi lo ha conosciuto bene sono sicuro che è d’accordo con me. Non si può essere eroi senza combattere e Tomaso Azara ha combattuto le sue battaglie, sempre a favore della tolleranza e del buonsenso. È stato un eroe per la sua disponibilità verso gli altri, per il suo amore verso gli animali, per la sua lealtà verso il mondo intero. La sua vita è stata pura armonia, anche in campo musicale, una costante ricerca, verso l’eufonia, un esperimento continuo, allo studio di nuove sonorità con l’aiuto dell’elettronica. Ogni accordo di strumento, era un accordo rinnovato con il mondo che lo circondava. Vegetariano e ambientalista convinto, bastava parlarci per pochi minuti e la sua serenità, il suo sorriso ti coinvolgevano, rivelando quanto di buono aveva nel cuore; quel cuore grande, che purtroppo ha smesso di battere troppo presto. Ho conosciuto Tommy nel 1975 (lui aveva undici anni ed io diciassette) quando è venuto ad abitare nel mio stesso condominio con la mamma Gilda, il babbo Mario, i due fratelli Piero e Patrizio, anche quest’ultimo scomparso nel 1988 a 21 anni, in un tragico incidente di auto. Sei anni di differenza per due adolescenti non sono pochi, per cui, al di fuori delle scale di casa, non ci siamo quasi mai frequentati. Per questo ho voluto farmi raccontare di lui da uno dei tanti suoi amici che è stato anche suo collaboratore per progetti musicali, Andrea Zingoni, che lui, amava chiamare amichevolmente “Zanza”.

di Andrea Zinconi

giugno 2014

Foto: Cristiano Martini

Sì, Zanza è il soprannome “ufficiale” che ho praticamente da sempre, e, si sa, in un paese come Quarrata se non hai un soprannome non sei nessuno. Lui mi chiamava, storpiandolo per prendermi in giro, Zampa, o più spesso, e più affettuosamente, Zampetta. Il Tommy… mamma mia, devo dire che ho fatto uno sforzo maggiore di quello che credevo per poter scrivere di lui; in un primo momento ho risposto entusiasta all’appello di Massimo, ma appena ho letto l’introduzione che aveva buttato giù mi sono subito bloccato. Non posso, ho pensato, è passato troppo poco tempo, troppe cose che ancora bruciano. Poi ho pensato che sarà sempre troppo poco tempo. Ho pensato che sono passati poco più di due mesi da quel maledetto 31 marzo (adesso siamo ai primi di giugno ndr), siano maledetti i 31 marzo di tutti gli anni, da qui all’eternità, e che non c’è stato giorno in cui il Tommy non fosse nei miei pensieri, così come in quelli di chiunque lo abbia conosciuto, di questo sono sicuro.

Mi ricordo perfettamente la prima volta che ho visto il Tommy. Io ero un bambino, sette o otto anni, lui, che era più grande di me di sette anni, già un adolescente. Normalmente gli adolescenti non considerano nemmeno i bambini di sette o otto anni, invece lui si era fermato a parlare con me. Impossibile non rimanerne subito affascinato. Poi, io più grandino, lui già un ragazzo, capitava di incrociarsi, magari in piazza, quando era nel suo periodo dark super figo, non ricordo con chi altri fosse in gruppo in quegli anni, sembravano venire da un altro pianeta, si fermavano a comprare le sigarette al bar Grazia e poi via al Tenax, a Firenze, avanguardia degli anni ottanta! Lui era semplicemente scintillante. E comunque aveva sempre un sorriso e una parola anche per un ragazzino come me. Direi che poi è stato inevitabile finire a combinare qualcosa insieme con la musica. E così è stato, dai primi anni novanta in poi, ci siamo “presi” e “lasciati” un sacco di volte, fino all’ultimo. Sempre disponibile a qualsiasi collaborazione, questo grazie alla sua infinità curiosità, che gli ha permesso di muoversi all’interno della musica con uno spirito di ricerca che possono permettersi in pochi, cominciando in maniera “classica” da bassista autodidatta in un gruppo rock fino ad invaghirsi della musica elettronica e cominciare a “spippolare” su tastiere e campionatori facendo un sacco di esperimenti, per finire col diventare un compositore elettronico a tutti gli effetti.

Capace di creare solari electro funk pieni di ritmo, così come raffinati paesaggi sonori d’atmosfera e vere e proprie colonne sonore. Ecco, questo ci tengo a dirlo, perché tutti sanno che persona fosse Tomaso, ma forse chi non ha avuto a che fare con la sua “sfera creativa”, diciamo così, non può conoscere il suo lavoro e l’assoluto valore artistico delle sue creazioni, della sua opera. Nel suo caso si può parlare tranquillamente di opera, per l’enorme quantità e soprattutto qualità del suo lavoro. Lavoro che forse, in altre coordinate geografiche, avrebbe riscosso i riconoscimenti che merita. Ma in questo sta anche l’aspetto umano di Tomaso, non tanto nella timidezza che in fondo gli si poteva riconoscere, ma piuttosto nel fatto che fosse completamente disinteressato ad altri fini. Per questo era un vero musicista, un vero artista, perché era un puro. Non era vittima delle ipocrisie che tutti noi, chi più, chi meno, in qualche modo mettiamo in scena tutti i giorni. No, a lui non interessava apparire diverso da ciò che era, niente maschere, mai. Piuttosto si metteva a discutere anche con un ragazzino, anche con una persona anziana, per spiegare le proprie idee, per difendere la propria visione del mondo. Questo dimostrava la sua umiltà, l’essere capace di confrontarsi con chiunque, senza pregiudizi, e non finire mai una discussione veramente arrabbiato; ho assistito a discussioni infinite con persone che la pensavano esattamente all’opposto di lui e sempre queste discussioni finivano col sorriso sulle labbra di Tommy. A me personalmente ha insegnato molto, e non mi riferisco solo alla guida autorevole in campo musicale, ma riguardo il rispetto delle cose, di quello che ci circonda, di quanto non sia giusto ma pericoloso fregarsene dei posti che viviamo ogni giorno. E soprattutto mi ha insegnato, senza insegnarmelo, che non bisogna avere paura di essere chi siamo e non bisogna lasciarci sfuggire l’occasione di essere, tutti i giorni, coerenti con quello che diciamo di essere.

Ha ragione Massimo, nell’introduzione, a pensare a Tommy come un eroe giovane e bello, Tommy se n’è andato troppo, troppo, troppo presto, ma sono sicuro che se anche ci avesse lasciato a settanta, ottanta o cent’anni, sarebbe stato sempre e comunque giovane e bello.

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